Milano, 14 novembre 2022 - Il Pd e i suoi alleati sono pronti a far quadrato intorno a Pierfrancesco Majorino: salvo sorprese dell’ultimissima ora, oggi l’europarlamentare democratico, già assessore milanese nelle giunte di Giuliano Pisapia e Giuseppe Sala, sarà scelto come candidato della coalizione alla presidenza della Regione alle elezioni del 2023. Una candidatura che, per scelta di tutte le forze progressiste, non passerà dalle primarie. La direzione del Pd si riunirà intorno alle 17.30 ed è a margine dell’assemblea che sarà ufficializzata la convergenza su Majorino, capace di coagulare più anime di quante ne abbracciasse l’altro Pierfrancesco, l’assessore Maran, che solo sabato mattina si era autocandidato per sfidare Attilio Fontana, governatore uscente riconfermato dal centrodestra, e Letizia Moratti, invece sostenuta dal Terzo Polo. Una “corsa solitaria“ che parte del Pd aveva subito fatto capire di non gradire, anche per la secca chiusura al dialogo con i 5 Stelle. E altrettanto vale – sia pur con sfumature diverse – per gli attuali alleati del Pd per le Regionali: +Europa, Sinistra Italiana, Europa Verde.
"In tante e tanti mi state invitando a candidarmi alle primarie...". La domenica di Majorino – 49 anni, una biografia nel partito che inizia da giovanissimo, campione di preferenze nella sinistra Pd – era iniziata con una lunga riflessione affidata ai social. La sua risposta a quelle sollecitazioni non è stata né "sì", né "no" ma "per cosa?". Ecco. "Detto che sono onorato ed emozionato, voglio fare una domanda: di quale alleanza stiamo parlando?". Majorino era alla finestra da giorni in attesa di una schiarita dello scenario attorno al Pirellone. Un mese alle eventuali primarie, inciampo da evitare. Tre mesi alle urne vere, più o meno. Il gruppo dirigente lombardo del Pd da giorni stava preparando la sua discesa in campo da Strasburgo per provare a togliere i gazebo dalle ipotesi (Maran permettendo) e costruire una “proposta unitaria“ di centrosinistra allargata ai Cinque Stelle. Una coalizione a trazione Pd alternativa alle candidature di Fontana e Moratti.
Negli ultimi giorni, ha ricordato Majorino, "è andato in scena di tutto: la proposta di Giorgio Gori (sindaco di Bergamo, ndr ) di ticket Pd-Moratti, la chiusura di Maran verso i 5 Stelle con la loro, ahimé prevedibile, risposta di rottura, le tante dichiarazioni contro le primarie...". Conclusione: "Io credo che si debba ripartire da un ragionamento politico che viene prima delle scelte sui nomi, scelte da compiere in tempi brevi. È già tardi, sia chiaro". La linea Majorino è scritta: Moratti e Fontana sono due facce dello stesso "disastro" e il partito deve cercare di "consolidare un’alleanza oltre il Pd, che non può pensare di farcela da solo con un turno elettorale unico". Un’altra corsa solitaria dopo il flop delle Politiche di settembre, in assenza di un patto tra sinistra e pentastellati, consegnerebbe il Pd a "sconfitta certa".
Niente gazebo, dunque. Significative, a proposito dello scarso appeal della consultazione interna, le dichiarazioni fatte ieri da Michele Usuelli, consigliere regionale di +Europa: "Non c’è tempo per fare le primarie, a noi interessa la Lombardia e non il pre-congresso del Pd. Ci riuniamo e non usciamo dalla stanza fino a che abbiamo deciso. Io mi candido a tenere le chiavi della stanza". Nella stessa stanza c’è Sinistra Italiana, che chiede "un candidato che dia un valore aggiunto senza necessariamente passare attraverso le primarie". Il nome da oggi c’è: Pierfrancesco Majorino.