Milano - In casa Pd sono tre i nomi caldi per la corsa alla presidenza della Regione Lombardia: quello di Carlo Cottarelli, economista e parlamentare, un nome che si fa da tempo, di ritorno, quello di Ferruccio Resta, che ha appena terminato il suo mandato da rettore del Politecnico di Milano e, infine, un nome decisamente divisivo, quello della stessa Letizia Moratti, che si è fatto largo ieri, immediatamente dopo le sue dimissioni da vicepresidente e assessore della Regione. Per i democratici, però, il primo nodo da sciogliere è quello delle alleanze, da cui dipende, in parte, anche l’esito del confronto sul candidato.
In questo momento gli interlocutori privilegiati del Pd lombardo sono i centristi di Azione, i radicali di +Europa e il cartello formato da Sinistra e Verdi. Su Cottarelli c’è la convergenza di Azione e +Europa. Resta avrebbe un consenso trasversale. Quanto alla Moratti, ieri si sono apertamente schierati contro il sostengo alla sua candidatura esponenti di primo piano del centrosinistra: il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e il suo predecessore Giuliano Pisapia, ma anche l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino, senza contare le esplicite perplessità di Vinicio Peluffo e Silvia Roggiani, segretari lombardi e milanesi dei Democratici. Più possibilisti il consigliere regionale bresciano Gian Antonio Girelli e il capogruppo lombardo Fabio Pizzul. Ad oggi, però, un solo fattore può dirottare il Pd verso la Moratti. E quel fattore si chiama Azione.
Gli esponenti lombardi del partito di Calenda non sono per ora decisi a puntare sulla Moratti, preferiscono un’alleanza col Pd sotto le insegne di Cottarelli. Ma devono trovare una quadra con chi, all’interno delle loro mura domestiche, vuole sostenerla per tentare la via di un progetto autonomo ad entrambi i poli, vale a dire: Italia Viva.