JESSICA CASTAGLIUOLO
Politica

Il sindaco Sala e la missione Usa di Meloni: "Non tratterà soltanto per l’Italia ma per l’Europa"

Il primo cittadino a QN Distretti: "La premier non deve andare negli Usa col cappello in mano". E sulla politica nazionale: la maggioranza terrà. "La sinistra? Senza il centro non potrà farcela". E su Milano? “Soffro quando attaccano la città. Purtroppo assorbiamo problematiche internazionali”

Il sindaco Sala e la missione Usa di Meloni: "Non tratterà soltanto per l’Italia ma per l’Europa"

Milano – "Se tratti con gli americani con il cappello in mano, perdi". Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in occasione di QN Distretti speciale Design, intervistato dalla direttrice Agnese Pini, che gli chiede cosa si auspica, per l’Italia, in merito alla visita di Giorgia Meloni a Donald Trump. La presidente del Consiglio "non credo voglia trattare solo per sé – sarebbe stupido – ma credo che voglia allargare il tema all’Europa", aggiunge Sala. Intanto, per quanto riguarda la politica commerciale intrapresa dal presidente americano, "su cosa stia davvero facendo Donald Trump ognuno ha le sue idee. Io credo che sia partito da una riflessione: il debito è insostenibile, dobbiamo trovare una soluzione. Il problema è passare da questa visione alla pratica. Ci sta passando in un modo abbastanza folle, rischiando di perdere credibilità. Il suo atteggiamento è il presupposto poi per trattare ma, tornando a noi, la trattativa è sempre una prova di forza, non puoi farlo con una posizione di svantaggio".

Sala e la missione Usa di Meloni: "Non tratterà soltanto per l’Italia"
Giuseppe Sala, 66 anni, sindaco di Milano, sul palco di Qn Distretti, intervistato dalla direttrice di QN Agnese Pini

La posizione Ue e l’Italia

Una posizione troppo debole quella europea, secondo il sindaco, perché non coesa. La maggioranza del Governo italiano, invece, resterà ben salda, per Sala, nonostante le posizioni diverse di Fratelli d’Italia e Lega su grandi temi come il riarmo europeo, perché "ognuno fa delle battaglie identitarie per avere consensi, ma non è che la vedono poi davvero in maniera così diversa". Il primo cittadino di Milano non crede nemmeno in un possibile sganciamento di Forza Italia, perché "la collocazione data dalla famiglia di Berlusconi si ancora saldamente nel centrodestra".

Destra e sinistra

Dunque, destra troppo destra, ma capace di attirare ancora il centro, e sinistra troppo sinistra, che al centro semina un vuoto. Mentre il leader di Azione Carlo Calenda, "mi sembra più vicino a Forza Italia", quello che manca nel centrosinistra è "un presidio centrista", dice il sindaco, che subito precisa: "E non lo dico perché mi vedo lì". Un centro fatto da elettori più conservatori, decisivi per vincere la partita: "Quando si vota per il sindaco di Milano si va quasi sempre al ballottaggio, ma questo non perché la città sia per metà di destra e per metà di sinistra, ma perché è un terzo a destra, un terzo a sinistra e un terzo al centro, chi becca il centro vince. E il Paese è tanto diverso?", si domanda il sindaco.

Qui Milano

E a proposito di Milano: "Sono abbastanza immune alle critiche personali, ma quando attaccano la città - ammette - soffro e mi sento coinvolto. Credo fermamente che questa settimana del Salone del Mobile possa e debba segnare un cambiamento, perché i tempi evolvono". Internazionalizzazione, innovazione e turismo segnano la traiettoria del "modello Milano", un modello "solido e non sostituibile con il vuoto". È questo l’avvertimento che Sala consegna "a chi mi succederà".

I nodi

Fatto sta che resta innegabile quanto "Milano stia assorbendo alcune problematiche internazionali". Dal caro affitti, alla sicurezza. Ma alla domanda della direttrice, in merito al primo problema che il sindaco individua nella propria città, Sala risponde: "La crescente disparità tra chi può permettersi un certo tenore di vita e chi no. Contrariamente a qualche decennio fa, oggi le persone desiderano vivere in città, ma troppi lavori mal pagati rendono insostenibili gli affitti. Ho seri dubbi sulla possibilità che un maestro elementare o un vigile debbano percepire lo stesso stipendio vivendo a Milano o in un’altra città. Non parlavo di ‘gabbie salariali’, come mi accusò la mia parte politica, ma di un problema reale".