Rho (Milano), 17 marzo 2020 - "Era inevitabile. Abbiamo lavorato a contatto con pazienti e colleghi senza nessuna protezione. Quando abbiamo chiesto le mascherine ci hanno detto che non erano necessarie, di stare tranquilli. Oggi posso dire che mi sono pentito di essermi fidato dalla direzione aziendale". È lo sfogo di un medico che lavora all’ospedale di Rho. Lo stesso medico lo scorso 25 febbraio, all’inizio dell’emergenza sanitaria, ci aveva contattato denunciando le condizioni in cui erano costretti a lavorare. Risultato? È positivo al tampone del coronavirus.
Per non creare panico e allarme tra i suoi pazienti ha chiesto di mantenere l’anonimato e ci racconta quello che gli è successo. "Ho iniziato ad avere la febbre dieci giorni fa, sono rimasto subito a casa e ho avvisato l’ospedale, inizialmente ho chiamato i numeri di emergenza della Regione chiedendo se era possibile fare il tampone, mi hanno risposto che doveva essere l’azienda sanitaria a farmelo - racconta il medico - finalmente martedì scorso mi hanno chiamato in ospedale a Rho presso un ambulatorio allestito proprio per fare i tamponi agli operatori sanitari che hanno sintomi. Due giorni dopo è arrivato l’esito dall’ospedale Niguarda". Il medico dell’Asst Rhodense non è l’unico, ci sono altri operatori sanitari che in queste settimane sono risultati positivi al tampone Covid -19.
"I primi giorni abbiamo lavorato allo sbaraglio mettendo a rischio la nostra salute e quella dei pazienti", ci spiega un caposala dell’ospedale di Garbagnate Milanese. Dalla direzione aziendale dell’Asst nessuna replica in merito e nessuna informazione su come i due ospedali si sono organizzati per l’accoglienza e la cura dei malati di Coronavirus. Fanno sapere che "le informazioni si possono reperire sul sito di Regione Lombardia. Le aziende non sono autorizzate a fornire notizie a tal riguardo". Sul sito tuttavia non abbiamo trovato le informazioni richieste che, invece, potrebbero essere utili ai cittadini.