Milano – Come sta professor Pregliasco?
"Meglio, mi hanno sistemato. Sono stato dimesso questa mattina. Adesso sono a casa”.
Una settimana di ricovero al San Raffaele, poi il trasferimento al Galeazzi: qual è stata alla fine la diagnosi?
«Un attacco ischemico. È partito un piccolo trombo da un buco atriale, un’anomalia congenita che non sapevo di avere”.
La spiegazione medica a questo punto prevederebbe l’uso di parole sconosciute a chi è sprovvisto di una laurea in cardiologia (proviamo a semplificare, sperando nella comprensione dei dottori: questo difetto interatriale ha bloccato lo “shunt”, il passaggio del sangue “povero” di ossigeno dalla parte destra del cuore a quella sinistra dove si mescola con il sangue “ricco” di ossigeno), ma quel che conta è che Fabrizio Pregliasco si è ripreso dallo spavento e ora sta bene.
Direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, 65 anni, docente di Igiene all’Università Statale, volto familiare in tv durante le ondate Covid, Pregliasco si era accasciato nel bagno di casa a metà dicembre. La voce della moglie dalla cucina, l’ultimo ricordo prima del blackout: tè o caffè, Fabrizio? “Stavo appoggiando lo spazzolino elettrico sulla base di ricarica e sono crollato...”. La corsa in ambulanza al San Raffaele, lo spavento di moglie (sposata da poco) e figli (trentenni), una raffica di esami (“Mi hanno rivoltato come un calzino”). Poi le cure nel “suo” Galeazzi. Ora il sollievo.
Buon Natale, professore.
"Ora posso dirlo”.
La sento tonico, di buon umore.
"È così”.
I suoi hater l’hanno risparmiata almeno in questi giorni delicati?
"(ride). Non direi. Si sono scatenati. Vada a leggere i commenti sul mio profilo Instagram. ‘Morirai’. ‘Non arrivi a fine anno’. Ma ho scoperto anche una certa ironia. ‘Vai a schiacciare i ricci con il deretano’. ‘Sei un glande’. Qualcuno mi ha fatto ridere”.
Buon Natale anche agli hater?
"Ma certo, è tempo di riconciliazione”.
Insulti e minacce social sono ormai una costante nella sua vita. Come se lo spiega?
"La stagione delle divisioni sul Covid non è mai finita. C’è una forma di resistenza alle evidenze scientifiche e forse il ‘bisogno’ di identificare dei nemici tra i medici che hanno contribuito ad affrontare la pandemia. Sul lockdown, ad esempio: magari non era esattamente uno strumento perfetto, ma in quella fase era necessario per ridurre i contatti e la diffusione del virus. E poi i vaccini: c’è chi ha dubbi fin dai tempi di Jenner su proprietà ed effetti collaterali. C’è una base, direi fisiologica, di ‘esitanti’. E l’obbligo di vaccinazione, nella battaglia al Covid, ha esasperato gli animi”.
Ha mai avuto davvero paura che le minacce potessero trasformarsi in attentati alla sua vita?
"A settembre. Stavo presentando nell’auditorium di Barletta il libro scritto con Paola Arosio sulla resistenza agli antibiotici nei batteri. La conduttrice mi fa una domanda sul Covid, io inizio ad argomentare, e dal pubblico piove una pietra sul palco. Una sassata. Fortunatamente non mi ha beccato e nessuno si è fatto male, ma poteva succedere. Un’altra volta...”.
Professore, è appena stato dimesso. Non è che si agita?
"Ma no. Dicevo, un’altra volta, ero in un parcheggio auto. Un signore si avvicina, gentile, e mi chiede: “Sa dove si acquista il ticket?”. Io rispondo: “Sì, guardi. Lì c’è il totem elettronico”. Poi, è un attimo, mi riconosce, si trasforma, lo sguardo diventa minaccioso: ‘Io di lei ho una disistima totale, ha rovinato l’Italia’. In quel momento, eravamo soli, poteva succedere di tutto”.
Torniamo a queste ore liete prenatalizie.
"Passerò le feste a casa con mia moglie e i miei figli”.
Un po’ di riposo.
"Sì, ma mi sento già operativo al 100%. Con calma, dopo Natale, tornerò al lavoro”.