
Papa Francesco in piazza sulla sedia a rotelle con le cannule per l’ossigeno nel naso
Milano, 7 aprile 2025 – “È stato un atto di grande coraggio, generosità e speranza” la sorpresa di Papa Francesco, convalescente dalla polmonite, sceso in carrozzina in piazza San Pietro per il Giubileo degli ammalati e della sanità, dice lo scienziato Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, dove, a 96 anni, continua a lavorare.
Professore, il Papa ha voluto infondere fiducia in chi è malato o anziano?
“Credo che il suo gesto abbia molti significati. Innanzitutto penso che, nonostante le sue condizioni, abbia sentito spontaneamente la necessità di ringraziare chi è andato a vegliarlo al Gemelli, e chiunque abbia pregato per la sua salute durante il suo lungo ricovero. L’hanno fatto in moltissimi, in Italia e nel mondo, e questo dimostra quanto sia apprezzato il suo pontificato. Quello di Francesco è stato poi certo anche un importante atto di solidarietà nei confronti dei malati, dei fragili, degli anziani, ha detto loro: ‘Sto male anch’io ma mi faccio vedere, per aiutarvi’. È dimostrato nella letteratura scientifica l’effetto positivo che ha il credere di poter uscire dalle proprie malattie nel diminuire la fragilità e aiutare la guarigione delle persone”.
A qualcuno sarà venuto in mente un altro Papa, morto esattamente vent’anni fa: Giovanni Paolo II, nell’ultima parte della sua vita, mostrò in pubblico la sofferenza e la malattia.
“È un confronto complicato: nel 2005 la medicina non era quella di oggi ed era molto diversa anche la nostra comunità. In questi vent’anni abbiamo attraversato la globalizzazione, la pandemia. Credo, senza voler entrare in paragoni inopportuni, che le persone percepiscano Francesco come più vicino alla gente. È un papa rivoluzionario sotto molti punti di vista, estremamente coraggioso: è entrato nelle case delle persone, fa interviste alla tv, non ha paura di difendere i poveri e andare contro le guerre. Anche in questa occasione, non è semplicemente sceso in piazza ma si è prima confessato ed è passato attraverso la Porta Santa, come tutti i pellegrini arrivati a Roma per il Giubileo. Una decisione che probabilmente era in contrasto con il parere dei medici”.
Lei è un uomo di scienza e se ce lo consente un modello per quanto riguarda gli stili di vita. Se lo dice lei che ogni tanto si può disobbedire ai dottori...
“(Ride) Certo che si può. Sbagliano tutti, anche i medici. Ma forse non stiamo facendo abbastanza, o occorre comunque diffondere di più l’idea, che non dobbiamo limitarci a sperare che ci siano delle cure per le patologie, ma comprendere che la maggior parte delle malattie sono evitabili. L’obiettivo principale della medicina, oltre a garantire l’accesso alle cure, dovrebbe essere quello di diminuire il numero degli ammalati. Siamo considerati un Paese longevo, ma se guardiamo la durata della vita sana scendiamo al quindicesimo posto: gli ultimi vent’anni sopravviviamo grazie al Servizio sanitario nazionale”.
Quella cosa chiamata “prevenzione”, di cui spesso ci si riempie la bocca senza metterla in pratica...
“La prevenzione è prima di tutto un atto di sano egoismo. In Italia abbiamo quattro milioni di diabetici di tipo 2, una malattia evitabile. Così come almeno il 40% dei tumori, di cui muoiono circa 180 mila italiani ogni anno. Con le buone abitudini potremmo diminuire le diagnosi, l’uso dei farmaci e del Servizio sanitario nazionale, un atto di solidarietà nei confronti di coloro che non hanno potuto scegliere. Invece abbiamo ancora dieci milioni di fumatori, e il fumo è un fattore di rischio per 27 malattie. L’Oms ha ormai sancito la cancerogenicità dell’alcol, ma noi facciamo i festival del vino, e ci vanno i ministri. Dato il mio lungo chilometraggio, ho vissuto un periodo in cui si diceva che fumare facesse bene: quel che vedo oggi per l’alcol lo vedevo allora per le sigarette. Dovremmo lavorare per costruire una cultura della salute, con almeno un’ora di vero insegnamento nelle scuole, e una scuola superiore per i dirigenti del Servizio sanitario nazionale”.