Milano – L’atteso picco dell’influenza è in vista anche in Lombardia. Classi “decimate” e migliaia di famiglie alle prese con termometri, antipiretici e starnuti in sequenza. Tutti a casa con febbre, tosse, raffreddore, sensazione di “ossa rotte” e malessere generalizzato. Ma non solo. Dove non colpiscono i virus respiratori fanno capolino i virus gastrointestinali, capaci di mettere al tappeto intere famiglie. In questi giorni cresce la richiesta di paracetamolo e – soprattutto per i bambini – vanno a ruba anche i flaconi di acqua fisiologica, per la pulizia delle alte vie respiratorie. Come ricordato dall’ultimo report di Influnews a cura della Regione Lombardia la fascia più colpita – come ben sa chi ha figli al nido o alla scuola materna – è quella dei più piccoli (di età compresa tra 0 e 4 anni). A incidere la parentesi di freddo e anche il rientro tra i banchi dopo la lunga pausa natalizia, con la manifestazione degli effetti della triade “viaggi-baci-abbracci" – come l’ha definita il virologo milanese Fabrizio Pregliasco – propria dele feste.
L’impatto
Un boom di casi influenzali che ha un forte impatto sul sistema sanitario. "Anche in Italia", come nel Regno Unito e in altri Paesi, ci si misura con "le problematiche legate all'osservazione breve intensiva. Questo spazio di mezzo tra il pronto soccorso e il ricovero ospedaliero ha un limite anche nel nostro Paese, un limite almeno teorico di 36 ore. Effettivamente stare in questo luogo di mezzo troppo a lungo vuol dire avere problematiche complesse, che spesso sono legate al fatto che non c'è una disponibilità nei reparti specialistici" ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, commentando un'analisi dell'Ufficio per le statistiche nazionali britannico, pubblicata sul 'British Medical Journal' (Bmj). Secondo il documento, i pazienti che affrontano lunghe attese nei reparti di emergenza urgenza degli ospedali hanno un rischio di morte più che doppio rispetto a chi invece deve misurarsi con un'attesa minima, entro le 2 ore.
L'analisi, come spiegato nell'articolo sul Bmj, caso vuole arriva in un periodo in cui nel Regno Unito il servizio sanitario nazionale è sotto pressione e con i reparti sovraffollati per l'intensa stagione invernale dei virus respiratori che sta vivendo il Paese. "Di sicuro questa osservazione" che emerge dallo studio dei dati Gb "è da prendere in considerazione e da valutare - riflette Pregliasco, che è direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'Università Statale di Milano e direttore sanitario dell'Irccs ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano - proprio rispetto alla qualità dell'intervento soprattutto nelle situazioni" di maggiore afflusso, "come quelle dell'influenza stagionale".
Gli hotspot infettivologici
Proprio per migliorare la gestione delle sindromi respiratorie virali durante i mesi invernali, è nata in Lombardia l’iniziativa sperimentale degli 'Hotspot infettivologici'. Di cosa si tratta? Sono una novità che riguarda il primo livello di cura ed offrono un supporto sul territorio per i cittadini durante le fasce orarie in cui non è prevista l'attività ordinaria dei medici di medicina generale. Gli Hotspot attivi nelle sedi Asst situate in strutture di Continuità Assistenziale, Case di Comunità o spazi dedicati all'interno di presidi ospedalieri. Oltre 500 medici di medicina generale e circa 270 medici di continuità assistenziale hanno aderito al progetto, garantendo competenza e supporto ai pazienti. Saranno operativi dalle 20 alle 24, 7 giorni su 7, attraverso il numero 116117, gestito da Areu. Non sono ad accesso diretto, i medici di continuità assistenziale valuteranno telefonicamente la necessità di indirizzare l'assistito (cittadini dai 6 anni in su con sindromi respiratorie) presso l'Hotspot più vicino.
Quali sono i sintomi
“In presenza di sintomi influenzali, è consigliato mantenere il distanziamento sociale ed utilizzare le mascherine, in particolare nei luoghi affollati ed in presenza di soggetti fragili anche a casa, oltre a seguire le buone e comuni norme igieniche. Si raccomanda, inoltre, un'alimentazione corretta ed equilibrata e una buona idratazione", consigliano gli esperti della Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg). "I sintomi principali delle sindromi influenzali includono riniti (raffreddore), mal di testa, dolori articolari, tosse, mal di gola e febbre. I sintomi possono durare pochi giorni, ma sovente persistono anche più a lungo (con una mediana di 18 giorni per tosse e rinorrea), cosa che è comunque autolimitante e generalmente non deve spaventare. E' importante ricordare che una temperatura corporea elevata non è necessariamente un indicatore di gravità della patologia, ma piuttosto di una valida risposta dell'organismo all'infezione. La persistenza di temperature elevate per numerosi giorni oppure una mancata risposta ai comuni antipiretici richiede sempre una valutazione clinica".
Le cure: cosa usare? Gli antibiotici servono?
"Il paracetamolo è senza dubbio il più efficace analgesico e antipiretico a nostra disposizione - sottolinea Ignazio Grattagliano, vicepresidente Simg - anche perché praticamente scevro da importanti effetti collaterali se usato alle dosi consigliate. Gli antinfiammatori non steroidei con indicazione al trattamento delle infiammazioni delle alte vie aeree (ketoprofene sale di lisina, flurbiprofene, ibuprofene a basso dosaggio, aspirina e altri) devono essere consigliati tenendo conto del profilo di rischio cardiovascolare, renale e gastrico del paziente, prestando attenzione alla corretta informazione in caso di automedicazione con formulazioni da banco. Questa categoria di farmaci può comunque essere utile anche in forma topica (spray orali, collutori) se c’è un'importante infiammazione del cavo orale. Altri farmaci utili sono gli antitussivi (facendo attenzione all'azione sedativa di alcuni di essi), in particolare se vi è tosse stizzosa che disturba attività quotidiane e sonno notturno, e i decongestionanti nasali in caso di rinorrea importante. I cortisonici, in generale, devono essere evitati poiché possono ridurre le difese immunitarie ed aumentano il rischio di complicanze. “L’uso di antibiotici, invece,è assolutamente da evitare in caso di infezioni virali; la necessità di una loro assunzione deve seguire sempre una valutazione medica, mantenendo la prescrizione riservata ai soli casi necessari".