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Malattia di Parkinson: debutta la nuova terapia che si porta addosso. Come funziona

L’approccio innovativo, approvato da pochi mesi, approda al San Gerardo di Monza. La sta sperimentando, da qualche giorno, una paziente: i primi risultati sono confortanti

Monza, 31 gennaio 2025 – Una speranza per chi è affetto dalla malattia di Parkinson, patologia contro la quale la scienza sta conducendo una battaglia complicata e di durata ed esito ancora impossibili da pronosticare. 

È al debutto una nuova terapia approvata da pochi mesi in Italia, attualmente disponibile solo in alcuni centri nel nostro Paese, tra questi la Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza.

Il 27 gennaio, nelle stanze della clinica neurologica dell’ospedale brianzolo, è stato infatti posizionato alla prima paziente un dispositivo per l’infusione continuativa di una formulazione di levodopa somministrabile per via sottocutanea (foslevodopa/foscarbidopa), un farmaco molto promettente di recente introduzione in Italia.

Il nuovo approccio

“La Malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa per la quale la terapia con levodopa somministrata per via orale rappresenta tuttora il gold standard - afferma il professor Carlo Ferrarese, Direttore della Struttura complessa di Neurologia -. Nelle fasi avanzate, la malattia è caratterizzata dalle cosiddette fluttuazioni motorie, ovvero i blocchi motori e/o le discinesie (movimenti involontari eccessivi degli arti o del tronco), legate alle fluttuazioni dei livelli di levodopa nel sangue, nonostante la somministrazione più volte al giorno dei vari farmaci orali disponibili”.

La somministrazione sottocutanea continua di levodopa, prosegue lo specialista, “è una terapia all’avanguardia che permette una stimolazione dopaminergica più fisiologica e stabile, con conseguente riduzione delle fluttuazioni dei livelli di levodopa nel sangue”.

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Come funziona la terapia

Ma come viene somministrato il farmaco? “L’infusione, effettuata tramite una micro-cannula inserita nello strato adiposo collegata mediante un tubicino a un dispositivo portatile, rappresenta una tecnica sicura, efficace e facilmente attuabile – spiega la dottoressa Laura Brighina, responsabile del Centro per la Malattia di Parkinson e Disordini del movimento del reparto di Neurologia – La somministrazione del farmaco viene regolata dal medico secondo diverse velocità di infusione a seconda dei sintomi del singolo paziente, monitorati mediante specifici dispositivi indossabili”.

I primi risultati

Questa tecnica innovativa, prosegue Brighina, “permettendo l’eliminazione pressoché completa della terapia orale, determina un miglioramento significativo della qualità della vita sia del paziente che dei familiari. Abbiamo posizionato il primo dispositivo nel mese di gennaio riscontrando un ottimo controllo dei sintomi nella paziente, anche durante il riposo notturno, garantendone una migliore qualità di vita e una maggiore autonomia nelle attività della vita quotidiana”.

Al San Gerardo si programma “di attuare questo trattamento in altri pazienti con malattia di Parkinson avanzata e fluttuazioni motorie; i neurologi del centro Parkinson si occupano della selezione dei pazienti candidabili sulla base di criteri clinici che vengono valutati in sede di visita”.

Il gruppo di medici del Centro Parkinson e disturbi del Movimento della Fondazione Irccs San Gerardo, che si occupa di terapie avanzate, è costituito, oltre che dalla dottoressa Laura Brighina, dal dottor Marco Piatti e dai medici in formazione afferenti al Centro, coadiuvati dal personale infermieristico della Clinica Neurologica.