
Lo studio degli effetti del Coronavirus ha portato a ipotizzare un ruolo da parte di alcuni farmaci che dialogano con il metabolismo dei grassi del sangue, colestrolo e trigliceridi. Un effetto protettivo si riscontra ad esempio con le statine. La riprova arriva dal gruppo guidato da Aakriti Gupta, Columbia University di New York, che ha preso in esame ricoverati in trattamento con statine (i principali farmaci contro il colesterolo) e li ha messi a confronto con altri pazienti, in condizioni analoghe. Il risultato è stato una netta riduzione di mortalità ospedaliera nei pazienti in cura con statine. Cosa concludere? "Forse c’entra il colesterolo – commenta Cesare Sirtori, scienziato milanese padre della nutraceutica italiana – ma questi farmaci hanno molteplici attività, tra le quali una potente azione anti-infiammatoria, che può spiegarne il beneficio. Chi è in trattamento con statine è bene che lo continui".
Un secondo gruppo di grassi da tenere d’occhio, sono i trigliceridi: burro olio, il grasso della carne. "Questo coronavirus, comprese le varianti, ne ha grande necessità di lipidi – continua il professor Sirtori – deve sintetizzare un capside, una specie di cappotto, che gli consente di sopravvivere all’esterno, ma per questo gli serve rifornirsi di grassi". Come ottenere queste risorse? Le prende dall’ospite. Dobbiamo al professor Yaakow Nahmias, dell’Università di Gerusalemme, la geniale intuizione di agire non sull’Rna ma sulla sintesi e demolizione dei grassi con un altro medicinale ben noto, questa volta per il trattamento dei trigliceridi alti, il fenofibrato. "Questo farmaco – osserva Sirtori – ha dimostrato di poter “affamare” il virus fino farlo morire". Quindi, partendo da queste constatazioni, si è provato a guardare che cosa succede nell’uomo. Due professori, Arrigo Cicero del Sant’Orsola di Bologna, Alma Mater, e Chiara Pavanello, ospedale Niguarda di Milano, hanno esaminato la loro casistica di pazienti dislipidemici, circa duemila. L’incidenza di Covid-19 negli stessi pazienti, congiunti stretti e collaboratori, è poco sotto i valori attesi se assumono statine, molto più bassa, vicino allo zero, se assumono fenofibrato. Si sono confermati così i dati del Centro Dislipidemie di Niguarda, raccolti a suo tempo da Cesare Sirtori e da Giuliana Mombelli, che hanno visto numerosi casi in terapia con fenofibrato e forte esposizione al virus (operatori del Pio Albergo Trivulzio, congiunti stretti di malati gravi) con un decorso rapidissimo della malattia, pur con sintomi (febbre o dispnea). Oggi arrivano riscontri secondo cui, con l’impiego del fenofibrato, che aiuta a sciogliere il grasso (se così si può dire), si potrebbe ridurre la gravità di Covid-19, ridimensionandolo.
Alessandro Malpelo