
di Federico Mereta
Immaginate di vivere in cinque in un appartamento di 40 metri quadri. Sarebbe molto difficile trovare lo spazio per ognuno per la vita di ogni giorno. Provate ora a trasferire le stesse cinque persone in una grande villa con giardino. Ogni persona può isolarsi e trovarsi benissimo, ritagliandosi i propri ambiti. Anche per lo stomaco, probabilmente, accade qualcosa di simile. Se è abituato a ricevere un normale ma non eccessivo quantitativo di alimenti, e nei tempi canonici, riesce a mantenere la proprie dimensioni. Ma in chi è obeso per via di abitudini alimentari esagerate, il viscere si adatta e diventa come una grande “villa” pronta ad accogliere ospiti, sotto forma di cibo, in grande quantità. Basta questo per capire come le dimensioni dello stomaco siano uno degli obiettivi, pur se non l’unico, degli interventi di chirurgia bariatrica per correggere l’obesità. L’importante, in ogni caso, è “personalizzare” il trattamento, e non solo in base all’indice di massa corporea o BMI, ma anche sulla scorta delle caratteristiche del paziente. "Sul fronte delle tecniche le opzioni sono diverse – spiega Mario Morino, professore ordinario di Chirurgia Generale dell’Università di Torino -. Ma alla base ci sono due “principi”: “quello “restrittivo” ovvero ridurre la capacità dello stomaco di ricevere cibo e quello malassorbitivo ovvero indurre una modifica nell’assorbimento di quanto il paziente mangia. Gli interventi attualmente più praticati sono il bendaggio gastrico e la Sleeve Gastrectomy che appartengono al primo gruppo e il Bypass gastrico che possiede entrambe le caratteristiche. Senza dimenticare che esistono altre opzioni, come il classico “palloncino” che viene gonfiato nello stomaco per ridurne la capacità, che possono essere indicati in pazienti specifici".
La strategia del palloncino è semplice: l’obeso ha uno stomaco dilatato, e quindi ha necessità di “mangiare” per riempire l’organo. Per cui se la capienza dello stomaco è ridotta l’introito di alimenti si riduce. Il medico “gonfia” il palloncino durante un’endoscopia. Poi, dopo qualche mese, il palloncino viene tolto. Allo stesso modo, il bendaggio mira a cambiare la forma dello stomaco trasformandolo in una clessidra con parte superiore più piccola, per ridurre il passaggio di cibo nello stomaco. Si effettua con un anello di silicone (nella foto) che viene fatto passare intorno allo stomaco, e viene poi stretto in base alle necessità per essere poi tolto. "Il trattamento si esegue in laparoscopia, senza le classiche incisioni chirurgiche, così come avviene per la Sleeve Gastrectomy (gastrectomia verticale) che porta in pratica a “trasformare” la struttura dello stomaco, da “sacca” a “tubo”, tanto che si parla di tubulizzazione", riprende Morino. L’operazione è la più eseguita in Italia e prevede che il chirurgo “asporti” una porzione di stomaco rendendo il viscere simile appunto a un canale, dove il cibo non si può depositare in quantità. La persona operata avrà quindi meno senso dell’appetito, con una qualità di vita ottimale.