Sesto San Giovanni, 30 luglio 2011 - Serravalle? «È come Eni-Petromin». Flippo Penati e i suoi uomini? «Padroni di cui ho avuto paura fisica». Affermazioni pesanti come pietre, quelle di Giulio Sapelli, stimato professore di Storia economica alla Statale di Milano che Penati vuole nel 2005 a capo della delicatissima Asam. È la società (all’inizio presiuduta da Antonino Princiotta) che compra Serravalle e che detiene le partecipazioni azionarie di Palazzo Isimbardi nel settore mobilità, da Sea a Tem, passando per la citata Serravalle, Bre.Be.Mi, Serenissima, Cisa e Pedemontana. È una cassaforte, Asam. E Sapelli, dopo aver provato a farla fruttare presentando un piano industriale a prova di bomba, tracciando un percorso di riduzione del debito dovuto all’acquisto di Serravalle e mettendo in campo progetti di nuove infrastrutture, getta la spugna.
Siamo nel 2007. E oggi il professore, raggiunto al telefono, ha poca voglia di ricordare quel periodo. Si limita a confermare: «Ciò che ho detto allora, vale anche adesso. Per tutto il resto chiedete al dottor Penati», gratificando con un po’ di ironia l’ex uomo forte del Pd che nella vita frequenta molti luoghi ma non le aule universitarie. «Gli piace troppo giocare a Risiko», dicono i detrattori di Penati ai tempi di Serravalle. Ed è proprio nel Risiko autostradale, fatto di società, nomine, uomini di partito, consulenze e sprechi, che si colloca la fine dell’amicizia fra Filippo e Giulio. «Abbiamo presentato — dice Sapelli l’11 giugno del 2007 davanti ai consiglieri provinciali della Commissione di Garanzia — tre proposte per estinguere il debito. Non abbiamo mai avuto risposta».
Aggiungendo: «Il management di Serravalle è inidoneo». In effetti il cda, sotto Penati, passa da 15 a 21 membri, come pure i compensi: da 500mila euro a 1,5 milioni l’anno. Tanti soldi, che si aggiungono ai 260 milioni pagati a Marcellino Gavio per il 15 per cento delle azioni, arrivando al controllo della società. E tanti gli uomini che ruotano attorno a Serravalle: i dalemiani Carlo Cerami e Luigi Bianchi, l’ex senatrice Pds Giovanna Senesi, l’attuale consigliere regionale Pd Alessandro Alfieri e molti altri. Quasi nessuno, però, capisce di strade. E Sapelli vuole «portare — per usare una sua espressione — Serravalle in efficienza». Velleitario il professore che, il 5 ottobre 2007, lascia la presidenza di Asam.
Ma perchè Serravalle sarebbe come Eni-Petromin, scandalo datato 1979 con di mezzo una maxi tangente da 100 miliardi di lire, un finanziamento illecito ai partiti e pure la P2? E perché Sapelli, come egli stesso riferisce in un’altra riunione (ottobre 2007), ha «avuto paura fisica con questi padroni»? Altra affermazione, fra il serio e il faceto: «Ho imparato molte cose. Quindi, se non mi ammazzano prima...» Esagerazioni dialettiche? Forse sì. Ma anche spaccati edificanti del clima che, in quegli anni, si respira attorno a Serravalle. Non sorprende dunque che la Procura di Monza voglia guardare di nuovo quel vecchio fascicolo mai archiviato.
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