Sesto San Giovanni, 1 settembre 2011 - Durante un interrogatorio di quattro ore davanti ai pm walter Mapelli e Franca Macchia, Nicoletta Sostaro, l'ex funzionaria dello sportello unico dell'edilizia del comune di Sesto San
Giovanni, indagata per corruzione nell'inchiesta sulle presunte tangenti pagate a politici, ha respinto le accuse.
La donna ha chiarito sia i suoi rapporti con l'ex assessore all'Edilizia del Comune di Sesto, Pasqualino Di Leva, sia con l'architetto Marco Magni, entrambi arrestati nei giorni scorsi: il primo l'ha definito il suo "capo", mentre col secondo ha ammesso di avere un rapporto di amicizia. Ai pm che le hanno contestato l'elevato numero di
telefonate con Magni, la Sostaro ha spiegato che parlavano di lavoro.
Per i magistrati invece, i due erano "soci", considerando che la donna era la funzionaria che doveva istruire le pratiche edilizie e presentarle in Comune alla commissione competente. Stando alla ricostruzione dell'accusa, la donna avrebbe aperto una sorta di 'corsia preferenziale' dietro versamenti di denaro per facilitare le pratiche che, durante l'interrogatorio di oggi, sono state analizzate una ad una cosi' come indicate nel computer sequestrato a Magni.
Uno dei difensori della Sostaro, l'avvocato Gianluca Minniti, ha affermato che la posizione della sua assistita e' stata chiarita, "anche se non c'era molto da chiarire; si e' parlato di pratiche di basso livello, nel suo ufficio non sono mai arrivate quelle relative alla Marelli e alla ex Falck". All'interrogatorio ha partecipato anche un consulente urbanista nominato dalla Procura, l'architetto Maurizio Rimoldi.
La Sostaro ha tirato in ballo anche l'imprenditore Piero Di Caterina, il "gola profonda" del caso Falck: "mi
consegno' un panettone con 5mila euro in contanti". La donna ha spiegato pero' ai pm che dopo aver ricevuto quel ''panettone'' il 22 dicembre del 2006, ha ricontattato Di Caterina e gli ha restituito i soldi.
Come emerge dalle 'carte' dell'inchiesta, l'imprenditore Di Caterina, su suggerimento dell'ex assessore
Pasqualino Di Leva, ''corrispose'' nel dicembre 2006 ''alla Sostaro la somma in contanti di 5 mila euro''. Di Caterina ha depositato ai pm una copia di uno ''schema organico'' relativo a due progetti edili a cui era interessato. Alla voce ''oneri conglobati'' l'imprenditore ha consegnato ai pm anche una ricevuta proprio relativa a quella presunta tangente da 5 mila euro ''con l'annotazione in calce 'perche' la zia perde al casinò''. Un linguaggio, quello di Di Caterina, che secondo i pm l'imprenditore utilizzava per indicare il versamento delle tangenti.
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