Cusano Milanino (Milano), 22 novembre 2016 - Per chi nel mondo ama le biciclette da corsa pronunciare il nome «De Rosa» è come dire Ducati o Ferrari. Un brand che, partito dalle mani dell’artigiano cusanese Ugo De Rosa, da decenni fa sognare tutto il mondo. Forse è anche per questo che entrare nella factory dei De Rosa, la piccola fabbrica che si trova incastonata tra i capannoni del quartiere artigianale di Cusano, fa sempre un certo effetto.
È quasi come entrare nella storia del ciclismo. De Rosa ha eccezionalmente aperto al pubblico la sua azienda qualche sera fa per una presentazione davvero d’eccezione: il lancio della nuova Protos, la bicicletta da corsa che quest’anno sarà in dotazione agli atleti del team pro Nippo Vini Fantini di capitan Damiano Cunego, ma che rappresenta anche un salto nel futuro per questo marchio che è stato di grandi campioni come Eddy Merckx, per citarne uno. La Protos è il frutto di uno studio che ha impegnato il reparto ricerche di De Rosa per due anni, nel tentativo di creare qualcosa che fosse davvero unico e inimitabile: una bici dal telaio completamente in carbonio. "Siamo riusciti a utilizzare un mix di 4 fibre di carbonio di derivazione aerospaziale, applicate e dosate per ottenere un risultato unico, la riduzione della sezione dei tubi del telaio - spiega Danilo De Rosa –. In questo modo abbiamo ridotto del 20 per cento il peso, garantendo lo stesso rapporto di rigidità del passato". A presentare la nuova creatura direttamente tra i macchinari dell’officina De Rosa, che per una sera si è trasformata in una galleria storica, sono stati i rappresentanti di tre generazioni De Rosa: dal padre Ugo, il fondatore, ai figli Cristiano e Danilo, fino ai nipoti che rappresentano il futuro del marchio, oggi al giro di boa dei 60 anni. In verità, la nascita dell’officina si fa risalire al 1953, quando papà Ugo cominciò a creare le sue biciclette. Tuttavia, negli anni, il figlio Cristiano è riuscito a recuperare quella che è considerata la prima bici da corsa, un gioiellino che risale al 1956.
"Abbiamo na linea di biciclette che si chiama Black Label, come gli abiti di sartoria – racconta Cristiano –. Perché la caratteristica di De Rosa è quella di cucire le biciclette su misura dei nostri ciclisti, proprio come se fossimo dei sarti. In questa officina non si sentirà mai parlare di taglie di biciclette, ma ogni ciclista deve poter avere la sua bicicletta".