Sesto San Giovanni (Milano), 6 maggio 2018 - Una diffida a intraprendere le opere per la realizzazione della grande moschea in via Luini. L’ha firmata l’ufficio tecnico del Comune, inviandola al centro culturale islamico e agli architetti incaricati del progetto da 2.450 metri quadri sull’area del Restellone accanto alla ferrovia. Il provvedimento, lungo tre pagine, si articola con un lungo elenco delle «difformità» che sarebbero state riscontrate nella comunicazione di inizio lavori del 28 aprile presentata dalla comunità musulmana con posta certificata del 2 maggio al protocollo. Un atto «inefficace», come scrive il direttore dell’area tecnica Paolo Riganti.
L’associazione avrebbe dimenticato di allegare una serie di documenti e di fissare diverse informazioni. Manca l’indicazione dei «punti fissi» del cantiere, che devono essere concordati con il municipio. Manca la nomina del direttore dei lavori e la sua accettazione, oltre al nome dell’impresa che eseguirà le opere, del responsabile della sicurezza e di altre figure, come vuole invece il regolamento edilizio vigente. La comunicazione di inizio lavori, poi, non è firmata digitalmente e manca all’appello anche la copia della notifica all’Asl di Milano, la richiesta di autorizzazione alle Ferrovie e le verifiche con Cap Holding e Amiacque. Tra le carenze maggiori, si legge nella diffida, «non risulta presentata la denuncia da parte del direttore dei lavori per la predisposizione del cantiere propedeutico all’avvio delle opere». Tradotto: non sono nemmeno partiti gli scavi e le preparazioni che servono proprio per iniziare l’intervento, che prevede la costruzione di una moschea con casa dell’Imam, ristorante, biblioteca e altri servizi.
Nel documento viene ricordato «che il provvedimento Suap (sportello unico attività produttive, ndr) prevede l’inizio dei lavori entro sei mesi dalla comunicazione del rilascio dell’autorizzazione, stabilito alla data 29 aprile dalla sentenza del Tar Lombardia». «Entro quel giorno, la comunità musulmana avrebbe dovuto farci capire che intendeva concretizzare il progetto – spiega l’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda -. Così, ha stabilito la magistratura amministrativa che ha confermato il diritto di superficie dell’area. Tuttavia, a oggi, in via Luini non è comparsa nemmeno un’escavatrice, una recinzione o uno scavo nel terreno». Proprio «la totale assenza di opere e attività edilizie di cantiere – scrive il dirigente dell’ente - evidenziano la mancata volontà di realizzare l’opera, non essendo sufficiente la semplice comunicazione di avvio dei lavori, peraltro inefficace».
Così, vista l’inefficacia della comunicazione del centro islamico, visto «il mancato rispetto di inizio cantiere effettivo al 29 aprile» e vista «la mancata ottemperanza della presentazione della documentazione», il Comune ha diffidato la comunità musulmana dall’aprire ora il cantiere. «Oggi i termini sono scaduti. Il giorno dopo la sentenza del Tar, il centro islamico avrebbe potuto entrare nell’area con i mezzi e non lo ha fatto – conclude Lamiranda -. Ci siamo comportati come con qualsiasi altro titolo edilizio. Allo stesso modo UniAbita quest’estate aveva dovuto modificare il progetto dell’ex circolo Cairoli e ripresentare richiesta di autorizzazione». Si riparte dal via, dunque, per il centro islamico. Che avrà 60 giorni di tempo per impugnare la diffida e rivolgersi, per la seconda volta, al Tar Lombardia.