Bormio, 19 marzo 2024 – Tra folklore e religione torna anche quest'anno, il 31 marzo, la festosa competizione dei Pasquali di Bormio. Una sfida a suon di "portatine di legno" che sfilano tra le vie del centro per contendersi il primato nell'annuale classifica.
Tutte le famiglie bormine lavorano durante l’anno per prepararsi in maniera impeccabile a questa competizione, tra carri e costumi tipici. Tutto inizia alle 8.45 con il raduno dei partecipanti in piazza V Alpini. Alle 10 inizia la sfilata per le vie del paese dei pasquali a tema religioso portati a spalla dai 'pasqualisti' da via Al Forte, via San Vitale, la centralissima via Roma fino a piazza Cavour/Kuerc. Alle 11.30 benedizione degli agnelli e dei Pasquali in piazza Cavour/Kuerc dove rimarranno in esposizione fino al lunedì di Pasquetta, 1° aprile 2024.
Una giuria stila una classifica valutando diversi elementi: dal significato religioso delle scene rappresentate al lavoro artigianale e artistico svolto per realizzarle, senza dimenticare l’aspetto culturale e di tradizione, fulcro della manifestazione stessa. Alle ore 17 premiazione del Pasquale vincitore.
Alla sfilata partecipano i bormini di tutte le età: a precedere i Pasquali, infatti, c’è prima la banda, poi i cavalli con le carrozze e, infine, divisi per Reparto, le donne con gli anziani e i bambini, tutti rigorosamente vestiti con i costumi tradizionali, portando fiori e prodotti artigianali.
Cosa sono i "pasquali"
Con il termine "pasquali” si indicano delle vere opere di falegnameria e ingegneria costruite dai bormini nei mesi invernali. Le famiglie si mettono insieme a seconda del quartiere di appartenenza che viene denominato "il reparto". I reparti prendono i nomi dai quartieri (Buglio, Combo, Dossiglio, Dossorovina e Maggiore) e qui, sotto la guida di un capo, i partecipanti progettano e costruiscono il Pasquale. Tutto è studiato nei dettagli, dal significato religioso alla lavorazione; falegnami, fabbri e artigiani esprimono il meglio della loro arte.
La tradizione dei Pasquali risale ad antichi riti pagani legati alla pastorizia e all’agricoltura di montagna. Già prima dell’avvento del Cristianesimo, in tutta la valle era diffuso un rito propiziatorio che prevedeva il sacrificio di un agnello, per lasciarsi alle spalle i rigori dell’inverno. La tradizione è stata poi associata al giorno di Pasqua e, nel corso dei secoli, si è passati alla benedizione in chiesa di un agnellino addobbato con nastri e fiori.
Le prime testimonianze documentate risalgono al XVII secolo, quando nel giorno di Pasqua esisteva l’obbligo di cucinare un agnello da distribuire in piazza del Kuerc, la piazza centrale. Alla fine del XIX secolo s’introdusse la benedizione dell’agnello vivo e, da qui, nacque la gara tra i Reparti per adornare al meglio il proprio animale. A poco a poco, s’incominciò ad adagiare gli agnellini su delle portantine di muschio addobbate e, da lì, si arrivò ai Pasquali così come oggi vengono celebrati.