Mese, 12 agosto 2012 - "Milena è partita oggi (ieri per chi legge: ndr), dopo dieci giorni di vacanza trascorsi qui, ed è stata profondamente ferita dalla lettura delle dichiarazioni rilasciate a Il Giorno da alcuni compaesani, indignati del fatto che lei abbia fatto da testimone alle nozze della sorella nella chiesa di San Vittore". A parlare è Francesca Cattina, la mamma di Milena De Giambattista di Mese, una delle tre giovanissime della Valchiavenna che, la notte del 6 giugno 2000, uccisero a coltellate suor Maria Laura Mainetti, la madre superiora dell’Istituto dell’Immacolata di Chiavenna.

«Se gli intervistati - ha aggiunto la donna - fossero veramente dei cristiani, avrebbero dovuto pronunciare parole di amore e di perdono. Mia figlia, Ambra e Veronica hanno commesso una cosa gravissima, tutti ne siamo consapevoli, ma mia figlia non dimenticherà mai ciò che ha commesso, anche se da oltre 3 anni ha espiato del tutto la sua pena con la giustizia. Oggi, a 29 anni, ha un ragazzo, cerca con fatica di farsi una famiglia, lavora come dipendente a Verona in una comunità di don Mazzi, aveva studiato alla scuola alberghiera e opera nel capoluogo veneto in quel campo con un regolare contratto di lavoro. E, peraltro, continua a frequentare lo psicologo, vuole raggiungere un certo traguardo, ma temo che la serenità dentro di lei non l’avrà mai. Dentro di lei, insomma, non finirà mai di scontare la sua pena».

La signora Francesca - qualche tempo fa rimasta vedova del marito Lindo, elettricista - non sa darsi pace per l’ondata di polemiche sollevata dalla presenza di Milena in chiesa una settimana fa. «Sua sorella - ricorda - vive e lavora a Milano, dopo la laurea in Scienze dell’educazione e della formazione, ma ci teneva che il matrimonio fosse celebrato nella sua parrocchia d’origine e ci teneva tanto, inoltre, che testimone fosse l’adorata sorella Milena. Abbiamo informato il parroco, don Casimiro Digoncelli, il quale non ha trovato nulla di male in questa idea. Ci ha accolti con tanto affetto e, in chiesa, ha spiegato ai fedeli il valore di questo momento, specificando tra l’altro che il ruolo del testimone è puramente di natura civilistica. E poi sono scoppiate tutte quelle polemiche che tanto male hanno fatto alla mia famiglia, la sposina per fortuna è in viaggio di nozze e non ha letto il giornale. Probabilmente chi si è scagliato contro Milena testimone voleva colpire don Casimiro, aveva dell’astio con lui. Davvero un colpo basso».

L’arciprete di Chiavenna, invece, ossia l’uomo che inizialmente era stato individuato come bersaglio (in seguito si preferì la più esile monaca) dalle tre minorenni, poi scartato per la corporatura troppo robusta («Temevamo di non riuscire a ucciderlo in quanto ha un fisico troppo possente», confessò una baby-killer ai carabinieri dopo l’arresto), sostiene invece una tesi differente. «Non parlo volentieri di questa vicenda - dichiara don Ambrogio Balatti, 72 anni, ancora oggi arciprete di San Lorenzo -. Il parroco di Mese ha fatto le sue valutazioni che vanno rispettate. Ritengo che se fossi stato al suo posto avrei consigliato alla futura sposa di scegliere un’altra chiesa, non quella del paese d’origine. Era, infatti, da prevedere che la scelta di Mese a tanti avrebbe potuto creare qualche fastidio. Ma basta polemiche, per carità».

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