Sondrio, 27 agosto 2012 - Giuseppe Merlini è in carcere dall’alba di venerdì, in attesa di raccontare al gip i motivi che l’hanno spinto a uccidere quella notte Loredana Vanoi, la sua compagna da cinque anni. Lei maestra elementare di Sondrio, lui magazziniere e custode di una azienda di Monza ma con casa a Mandello del Lario, in provincia di Como. Venerdì sera, tra le mura della casa dove viveva Loredana, sessantenne vedova, Merlini, divorziato e di cinque anni maggiore, ha afferrato una coppa da trofeo e ha sfogato la rabbia colpendola a morte. Ha ammesso subito di averlo fatto andando di persona in Questura. La gelosia, secondo la Squadra mobile di Sondrio, spiegherebbe il gesto d’impeto.
Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di psichiatria del Fatebenefratelli di Milano, inserisce anche questo delitto tra i casi di femminicidio.
«E’ la conferma che vale per tutte le età e non si concentra in una sola fascia. La statistica,per quanto macabra, dice che ogni tre giorni una donna viene uccisa da un uomo».
Questa coppia però viveva in case separate e si incontrava solo nei fine settimana o per le vacanze
«Non essendoci convivenza turbolenta nè stalking, nè esasperazioni apparenti e considerando il delitto d’impeto, dobbiamo parlare di possessività. L’amore e l’affetto c’entrano ben poco».
Sembra che lei volesse lasciarlo...
«A me sembra una relazione di reciproca compagnia, una vita insieme dove però ciascuno mantiene la propria. Possiamo definirla un’affettuosa amicizia, piuttosto frequente quando ci sono vedovanze, figli o specifici legami».
E allora perché arrivare ad uccidere?
«Infatti questo delitto lascia perplessi. Ci si aspetterebbe un abbandono senza sofferenza così travolgente. Resta solo l’ipotesi della possessività».
Le differenze culturali contano?
Lui forse si sentiva in condizioni di inferiorità e di esclusione. Nei delitti di possesso c’è sempre una duplice ferita apparente, l’umiliazione e l’abbandono».
E la gelosia cosa c’entra?
«Forse lei non era fiera del suo fidanzato e non l’ha voluto coinvolgere nelle sue relazioni familiari».
Secondo lei era un rapporto senza evoluzione?
«C’è tutto il tempo per ricostruirsi una vita anche nella terza età. Questo rapporto poteva essere maturo, ma evidentemente l’affetto che li univa era tenue e se non è sfociato in una condizione più passionale, è difficile dargli un colorito che non ha».
Ora bisognerà spiegarlo agli alunni della maestra
«Mi auguro ci sia una grande attenzione verso di loro, sono bambini delle elementari».
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