FEDERICO MAGNI
Cronaca

Alpinisti valtellinesi alla conquista del K2: “Prima lo scaliamo, poi giù con gli sci”

Federico Secchi e Marco Majori in partenza per il gigante del Karakorum: "Amici e compagni di avventura. Ansia? C’è. Ma siamo professionisti, non turisti ad alta quota"

Scalare il K2 per poi scendere con gli sci: il progetto degli alpinisti valtellinesi Marco Majori e Federico Secchi

Scalare il K2 per poi scendere con gli sci: il progetto degli alpinisti valtellinesi Marco Majori e Federico Secchi

Bormio –  Guardare l’immagine di una montagna immensa come il K2 e immaginare una linea là dove ghiaccio e neve restano aggrappate alla roccia e riuscire poi a percorrerla in discesa: il sogno di uno sciatore estremo. La prima discesa italiana con gli sci della “montagna degli italiani”, 8.611 metri, la più bella e temuta fra gli ottomila, a 70 anni dalla storica prima conquista: è il progetto di Federico Secchi (classe 1992) di Valfurva, maestro di sci e guida alpina e Marco Majori (classe 1984) di Bormio, guida alpina e alpinista della Sezione Militare Alta Montagna del Centro Addestramento Alpino dell’Esercito Italiano, che sono in partenza per il Pakistan con il sostegno del Club alpino italiano.

Entrambi dell’Alta Valtellina sono nati con gli sci ai piedi. Sono stati protagonisti di diverse spedizioni in giro per il mondo. Sulle Alpi hanno affrontato tante discese al limite. Ora il loro sguardo si è posato sui giganti del Karakorum. Il primo a riuscirci sul K2 è stato il polacco Andrzej Bargiel il 22 luglio del 2018, poi nessuno ha più tentato.

Secchi e Majori
Secchi e Majori

Da dove arriva l’idea di scendere dal K2 con gli sci?

"Siamo amici di lunga data e compagni di avventure. Veniamo dall’Alta Valtellina e l’idea di guardare le montagne e provare ad immaginare di scenderle sciando per noi è una cosa quasi normale. Oltretutto con gli sci significa essere anche più veloci e questo fa la differenza anche per quanto riguarda la sicurezza su montagne così enormi. È un’idea per guardare avanti, un po’ di innovazione. Salire lungo la via normale è già stato fatto molte volte. Mentre le discese con gli sci sono rare. Noi pensiamo che sia il mezzo di trasporto migliore anche per spostarsi sulle montagne di ottomila metri".

Arrivare in vetta nell’anno del settantesimo sarà già un bel traguardo. Come affronterete la salita?

"Saremo solo noi due, senza portatori e senza ossigeno. Poi una volta sulla montagna dovremo valutare le condizioni, ma il nostro sogno è quello di raggiungere la vetta e poi agganciare gli sci e scendere. Sappiamo che le possibilità non sono altissime. I pianeti si devono allineare perché dovranno esserci le giuste condizioni. Il tempo dovrà essere perfetto, con le migliori condizioni di visibilità".

Avete già in mente una linea di discesa?

"Sì, la stessa di Bargiel, credo sia l’unica possibile. Scende dalla vetta lungo lo sperone Abruzzi, affronta il famoso Collo di bottiglia, poi taglia lungo la via Cesen, il traverso di Messner e poi la via dei Polacchi. È l’unica possibilità per non staccare mai gli sci. Speriamo di arrivare lucidi in vetta e poi magari mettere gli sci sarà un “sollievo”".

La tecnologia può darvi una mano?

"Con noi ci sarà il fotografo Ettore Zorzini, che piloterà anche dei droni che, oltre a riprenderci serviranno per guardare da vicino le condizioni della parete. Soprattutto nei momenti di incertezza, la prospettiva del drone potrebbe darci una grossa mano".

Come vi preparerete?

"Prima del K2 proveremo a salire il Broad Peak, 8.051 metri, per poi scendere con gli sci. Un test su una montagna di ottomila metri".

Come immagina il momento in cui metterà gli sci e farai la prima curva sulla vetta del K2?

"L’ansia è abbastanza alta, ma siamo alpinisti. Non siamo turisti della montagna. Abbiamo la capacità di fare delle valutazioni e gestire anche le situazioni più difficili".

La partenza è prevista per il 16 giugno, mentre i giorni “buoni” per salire in vetta dovrebbero essere quelli della fine di luglio. Per sostenere la spedizione le due guide valtellinesi hanno creato una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme. Majori e Secchi non saranno soli sulla montagna.

È in partenza anche la prima spedizione tutta femminile per celebrare i settant’anni della prima salita. La cordata di alpiniste è formata da Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini e la dottoressa Lorenza Pratali che si uniranno alle colleghe pakistane Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Raihm.