Un’altra croce strappata dai monti, il sindaco di San Giacomo Filippo: presenterò denuncia

Sparita dal sentiero per Avero pochi mesi dopo il caso dell’Alpe Virziola. Il primo cittadino De Stefani: “Di sicuro chi ha commesso questo vandalismo conosce i luoghi e non era spaventato dalla strada da percorrere a piedi”

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La croce di ferro posizionata all’Alpe Viziola in territorio di Campodolcino scomparsa pochi mesi fa è stata sostituita da un’altra benedetta e riposizionata

San Giacomo Filippo (Sondrio) – Pochi mesi fa era toccato alla croce di ferro posizionata all’Alpe Viziola, territorio comunale di Campodolcino. Sparita. Portata via. Provocazione o semplice gesto sconsiderato? Trattandosi di simbolo amato da tanti, lo sdegno e le domande hanno ben presto lasciato spazio all’azione e in breve ne è stata fatta benedire e posizionata una nuova. Ora, però - la scoperta è di una manciata di ore fa – un episodio simile si è verificato sul sentiero per Avero, sopra Cimaganda, territorio in questo caso del Comune di San Giacomo Filippo. Anche qui la croce è stata abbattuta. “Me lo hanno comunicato con un messaggio venerdì sera, attendo i rilievi fotografici effettuati ieri da alcuni rappresentanti del Consorzio di Avero e senz’altro sporgeremo denuncia contro ignoti” commenta amareggiato il sindaco Severino De Stefani.

Quel che è certo è che la croce in questione era già per così dire a rischio, perché di recente qualcuno aveva tentato di dare fuoco al suo basamento. “Di sicuro chi ha commesso questo vandalismo conosce i luoghi e non era spaventato dalla strada da percorrere a piedi, ma se è per questo l’Alpe Viziola è ancora più difficile da raggiungere, eppure chi ha voluto fare il gesto ignobile di rubare la croce è arrivato anche lì” continua De Stefani.

Rammarico e sdegno per quanto accaduto anche sul gruppo Facebook “Sei di Campodolcino se…” dove si ricorda che, tra l’altro, la croce abbattuta sul sentiero per Avero proprio quest’anno aveva tagliato il traguardo dei 70 anni dalla posa. Gli episodi, simili e verificatisi per altro nella stessa zona, farebbero pensare a un unico autore, quanto alle motivazioni, sebbene proprio di recente si sia molto discusso sull’opportunità o meno di rimuovere le croci dalle cime delle montagne italiane perché a detta di qualcuno “ormai anacronistiche e divisive”, pare da escludersi che l’ignoto abbattitore abbia agito animato da considerazioni di questo tipo. “È semplice accanimento verso simboli religiosi particolarmente significativi e cari a chi ama le montagne da parte di vandali ignoranti” taglia corto Enrica Guanella, sindaco di Campodolcino.