
di Lorenzo Crespi
Tutta Italia lo ricorda come comico, con le sue inconfondibili gag in coppia con l’altro "fico" Max Cavallari. Ma a Varese Bruno Arena era molto di più. Il componente del duo dei Fichi d’India scomparso all’età di 65 anni era infatti uno di quei personaggi genuini che non cambiano neanche dopo il grande successo, capace di mantenere ben saldi i legami di amicizia e affetto con il territorio che lo ha visto crescere. Nato a Milano, ma varesino da sempre, Arena non ha mai dimenticato la sua Varese, sia dopo la ribalta televisiva nei primi anni 2000 che in seguito all’aneurisma che lo ha colpito nel 2013. Proprio dai locali del Varesotto è nata l’avventura professionale condivisa con Cavallari, con i primi passi mossi nel locale "L’Arlecchino" di Vedano Olona, prima di spiccare il volo con la ribalta nazionale con trasmissioni celebri tra cui Zelig. Ma prima di diventare comico oltre che attore, con una decina di film all’attivo, Bruno Arena aveva intrapreso un’altra carriera, legata allo sport.
Dopo aver frequentato il liceo artistico era diventato insegnante di educazione fisica: tanti suoi alunni in città ancora lo ricordano come un "prof" preparato e sempre solare. Da buon varesino amava la palla a spicchi, passione che coltivò anche con l’incarico di allenatore della squadra femminile di Gavirate oltre che di istruttore di minibasket per la Pallacanestro Varese, di cui fu poi celebre e “colorito” tifoso insieme al collega Max nell’anno dello scudetto della stella. Ma non disdegnava anche un altro sport molto amato in città, ovvero il ciclismo, tanto da diventare testimonial dei mondiali delle due ruote ospitati proprio a Varese nel 2008.
Fu inoltre uno dei più grandi sostenitori della "Pedala con i campioni", iniziativa cicloamatoriale benefica. Nel calcio era un tifoso dell’Inter e lo si vedeva spesso insieme a Cavallari protagonista delle partite di beneficenza. A ricordarlo sono tanti varesini comuni e noti, come il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. "Rimarrà per sempre la rappresentazione della spensieratezza e dell’allegria". Non poteva mancare il saluto di Max Cavallari: "Hai preso la valigia con le parrucche… Adesso farai ridere i grandi lassù… Ti amo". E poi ancora: "Bruno la sala di Zelig la chiameremo Bruno Arena… Grazie".