REDAZIONE SONDRIO

Beni mafiosi in vendita Asta dopo la confisca se non sono utili agli enti pubblici

Parte da Brescia una rivoluzione nella gestione dopo le confische. Il procuratore: "In questo modo lo Stato ci guadagnerà due volte".

Beni mafiosi in vendita Asta dopo la confisca se non sono utili agli enti pubblici

Parte da Brescia una rivoluzione nella gestione dei beni confiscati alla mafia, il cui mantenimento - spese comprese - è in capo allo Stato, ovvero alla collettività. Grazie a due protocolli sottoscritti dagli uffici giudiziari bresciani, dal Demanio, dall’Agenzia delle entrate e dalla Finanza, adesso il bene in questione, qualora non sia ritenuto di pubblico interesse, potrà essere venduto. Si tratta di un progetto pilota in Italia, debuttato nell’alveo della riforma Cartabia per potenziare e migliorare il contrasto alla criminalità organizzata. I risultati, se l’iniziativa fosse applicata anche altrove, sono tangibili: "In questo modo lo Stato ci guadagnerà due volte: primo non pagando le spese, secondo incassando dall’acquirente", ha spiegato il procuratore generale Guido Rispoli, tra i firmatari dell’accordo. La procura generale di Brescia alcune settimane fa ha presentato il protocollo durante la visita di una delegazione del Csm al palagiustizia. Il presupposto dell’intesa è che gli immobili confiscati nella disponibilità dell’Erario solo in minima parte vengono riutilizzati, rimanendo spesso incagliati in vincoli burocratici. Ne discende che attualmente i costi siano appunto sulle spalle della collettività, cui spetta il pagamento degli oneri tributari e civilistici. È emblematico il caso di uno yacht sottratto a un evasore: tocca allo Stato pagarne assicurazione, parcheggio, manutenzione. D’ora in poi la procedura prevede che dopo la sentenza definitiva entro 30 giorni la cancelleria, avuto l’ok del giudice, interessi il Demanio per sapere che cosa intenda fare. "Se viene individuata una destinazione pubblica, pensiamo per esempio a un immobile trasformato caserma, il bene viene tenuto. In caso contrario si prova a venderlo".

Beatrice Raspa