FULVIO D’ERI
Cronaca

Bitto Dop senza rispettare il disciplinare: nei guai 8 allevatori valtellinesi

L’Associazione allevatori: “Produrre questo formaggio in alpeggio è veramente difficile ma le regole vanno rispettate, è un principio inderogabile”

Bitto, il formaggio orgoglio della Valtellina

Bitto, il formaggio orgoglio della Valtellina

Sondrio – Bufera su otto allevatori e produttori valtellinesi di formaggi che, secondo indagini dell’Ispettorato repressioni frodi e Gdf, non avrebbero seguito il protocollo per la produzione del Bitto Dop pur vendendo il proprio prodotto come tale.

Gli indagati che dovranno rispondere, per la maggior parte, del reato di “contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”, se andranno a processo, rischiano - se ritenuti colpevoli - una pena massima di 2 anni e una multa fino a 20mila euro. Siamo andati a chiedere delucidazioni sui disciplinari a Gianmario Tramanzoli, vicedirettore regionale dell’Aral (Associazione regionale allevatori della Lombardia), senza entrare nel caso specifico: “La posizione è chiara: i disciplinari vanno rispettati senza se e senza ma, perché se un produttore decide di produrre all’interno di un determinato disciplinare poi quello va seguito. Le regole vanno rispettate, è un principio inderogabile. Altrimenti un allevatore può produrre un formaggio Grasso di alpe e nessuno andrà a controllare quanto mangime dà alle mucche”.

Entrando nello specifico del disciplinare del Bitto… “tra le altre cose un allevatore che opera all’interno del disciplinare del Bitto può dare da mangiare 3 kg di mangime certificato al giorno a ogni mucca. Questo è il quantitativo massimo concesso dal disciplinare. Dal punto di vista tecnico, posso dire che a volte l’allevatore dà da mangiare più mangime certificato alla vacca per non far deteriorare fisicamente l’animale che tende a produrre sempre la stessa quantità di latte anche se, come avviene molte volte soprattutto quando sale in alpeggio, dimagrisce a causa del “degrado” del pascolo. L’allevatore per evitare questa situazione e nel rispetto delle normative relative al benessere dell’animale, a volte, dà da mangiare del mangime certificato”.

Tramanzoli sottolinea pure che produrre Bitto in alpeggio è “veramente molto difficile, gli allevatori sono sottoposti a un lavoro duro dalla mattina alla sera. Ora col prezzo medio di 14/14.50 al kg, col quale si può consegnare il Bitto, gli sforzi vengono ripagati ma ve lo assicuro non è assolutamente una lavorazione facile. Sono sicuro che tutti gli allevatori comprendano l’importanza dei disciplinari che possono essere cambiati o corretti solo con decisioni a livello istituzionale e con le procedure stabilite nei regolamenti”.