REDAZIONE SONDRIO

Bivacco salvato con l’aiuto di Confortola

Il recupero del bivacco Pedranzini a Livigno, guidato da Marco Confortola, è stato possibile grazie alla collaborazione di varie istituzioni. Il Cai e il Cnr-Irpi avviano un progetto per monitorare lo stato di salute di rifugi e bivacchi sulle Alpi oltre i 2.800 metri a causa del degrado del permafrost.

Il recupero del bivacco Pedranzini a Livigno, guidato da Marco Confortola, è stato possibile grazie alla collaborazione di varie istituzioni. Il Cai e il Cnr-Irpi avviano un progetto per monitorare lo stato di salute di rifugi e bivacchi sulle Alpi oltre i 2.800 metri a causa del degrado del permafrost.

Il recupero del bivacco Pedranzini a Livigno, guidato da Marco Confortola, è stato possibile grazie alla collaborazione di varie istituzioni. Il Cai e il Cnr-Irpi avviano un progetto per monitorare lo stato di salute di rifugi e bivacchi sulle Alpi oltre i 2.800 metri a causa del degrado del permafrost.

C’è anche Marco Confortola, "l’uomo degli 8000" dietro il progetto di rimettere a nuovo il bivacco Pedranzini. "Finalmente dopo mesi e mesi di preparazione, autorizzazioni, smontaggio abbiamo recuperato il bivacco Pedranzini, sognato e progettato da Egidio Pedranzini, guida alpina del premiato gruppo La Folgore di Bormio". Il recupero è stato possibile grazie all’aiuto del Parco Nazionale dello Stelvio, il Team Elimast che ha messo a disposizione l’elicottero per il trasporto, l’ufficio tecnico di Livigno, Arpa Lombardia, la Polizia municipale Livigno e l’ufficio dogale passo Foscagno. "Ora il bivacco verrà trasportato via gomma in Valfurva per una sistemazione generale e prossimamente gli daremo una nuova vita in alta montagna per dare un buon servizio agli alpinisti che frequentano le nostre bellissime cime del gruppo Ortler - Cevedale Parco Nazionale dello Stelvio".

Bivacchi e rifugi stanno a cuore anche al Cai che ha messo a punto un progetto in collaborazione con il Cnr-Irpi, grazie a fondi messi a disposizione dal ministero del Turismo, per censire da qui ai prossimi due anni lo stato di salute di 18 rifugi e 40 bivacchi di proprietà che si trovano oltre i 2.800 metri di quota sulle Alpi. Le strutture, alcune delle quali sono state costruite all’inizio del 900, rischiano di cadere perché il permafrost sta degradando a causa delle alte temperature, a valle le case o addirittura paesi interi sono sottoposti al rischio idrogeologico. I rilevamenti saranno effettuati da un team di professionisti esperti, geologi e guide alpine per le attività che riguardano i bivacchi di alta quota che richiedono particolare attenzione e tecnica nella fase di raggiungimento. Il modello messo a punto dal Cnr consentirà di ottenere una reportistica uniforme da parte degli operatori coinvolti.