REDAZIONE SONDRIO

Bormio, a trent’anni dal martirio il ricordo di Giulio Rocca

Il cardinale Oscar Cantoni ha ricordato a Bormio il sacrificio del volontario del Mato Grosso"

Un'immagine di Giulio Rocca impegnato in miissione

Bormio (Sondrio), 25 settembre 2023 - Una serata per ricordare il martirio di Giulio Rocca quella che organizzata a Bormio alla presenza del cardinale Oscar Cantoni che alle 18 ha celebrato una messa per ricordare il martire ucciso, la notte del 1 ottobre del 1992 in Perù per la “colpa” di aver prestato aiuto ai poveri. Nato a Isolaccia il 30 marzo 1962 Giulio aderì con gli amici fin da ragazzo a “Operazione Mato Grosso”, organizzando attività per raccogliere fondi a sostegno delle missioni in America Latina. Nel 1985, a venticinque anni, partì per il Brasile per vivere quattro mesi tra i poveri. Più tardi, nel 1988, tornò in missione, questa volta in Perù per un tempo più lungo. Nella missione di Jangas incontrò padre Ugo De Censi che gli affidò vari compiti di servizio in varie missioni della zona. Giulio si occupava delle spese alimentari, di questioni burocratiche ed amministrative necessarie a tutte le attività in campo agricolo, educativo e sanitario. Insieme a padre Ugo, Giulio approfondì il proprio cammino di fede, che lo conduce a scoprire la vocazione sacerdotale, con l’intenzione di dedicarsi ai più poveri. Il 27 settembre 1992, pochi giorni prima di morire, Giulio scrisse al vescovo di Huaraz in Perù per chiedere di iniziare il seminario. Nella notte del 1° ottobre venne però rapito dai terroristi di Sendero Luminoso e ucciso con due colpi di pistola alla tempia. Il suo corpo fu ritrovato, con addosso un cartello con la scritta “La carità addormenta la coscienza dei poveri”. Nel taschino della camicia di Giulio, bagnata di sangue, fu invece trovato un biglietto sul quale da una parte si legge l’elenco della spesa per i poveri e, dall’altra, scritto forse in punto di morte il nome “Jesus”. “Sono passati vari anni dal giorno in cui Giulio è stato ucciso, il 1° ottobre 1992. Membro dell'Operazione Mato Grosso, è giunto a maturare la convinzione di dare la propria vita per Cristo come suprema forma di imitazione di lui - il ricordo del cardinale Oscar Cantoni - Sappiamo che a questa scelta Giulio non è giunto immediatamente. Egli ha, come tutti, saputo evolvere da quando si è interrogato sul senso della propria vita, a contatto con tante situazioni di povertà. È cresciuto progressivamente, da ateo insoddisfatto e inquieto, guidato dalla sapiente mano di Dio, che è solito adattarsi alle condizioni di ciascuno di noi. Egli ci plasma all'interno della nostra storia, con rispetto della nostra libertà e della progressiva maturazione umana e di fede. Il sacrificio di Giulio non è stato vano. La sua figura continua ad affascinare ancora tanti giovani come voi”.