Bormio, 6 novembre 2024 – Comunque andrà, il dirigente dell’istituto superiore Alberti di Bormio, attualmente sospeso dalle proprie mansioni a causa del procedimento giudiziario in corso riguardante il cosiddetto metodo Molinari (dal nome dell’allora numero uno dell’Ufficio scolastico di Sondrio), potrà contare sulla stima incondizionata di qualcosa come 2.200 persone.
Tante sono, infatti, le firme raccolte per il suo reintegro durante il mese di ottobre mediante la petizione che ha goduto di un ampio sostegno, con 32 punti di raccolta dislocati tra Livigno e Sondrio. Riscontri molto positivi anche per la pagina Facebook dedicata: oltre 1.050 iscrizioni e centinaia di commenti sull’operato del dirigente Bruno Spechenhauser e oltre 100mila contatti.
Un risultato importante che oltre a mostrare appunto l’attaccamento della comunità al preside e un evidente apprezzamento delle sue doti di “manager della scuola”, rappresenta un unicum perché iniziative simili non sono state portate avanti per nessuno degli altri dirigenti scolastici della provincia a propria volta coinvolti nell’inchiesta-Molinari e al momento sospesi dall’incarico sine die, visto che il processo prenderà avvio soltanto il 10 gennaio 2025 e si prevede che i tempi, anche soltanto per il numero degli imputati, non saranno affatto brevi. Tutta un’altra musica invece, si è visto, per Spechenhauser. “Le numerose e toccanti testimonianze pubblicate sulla pagina Facebook confermano il profilo di un dirigente sempre pronto a incoraggiare i ragazzi, ad ascoltarli, che mai si è sottratto al confronto con le famiglie e con gli insegnanti – osserva Sabina Colturi a nome del gruppo che ha promosso la petizione - Di fatto ne esce un uomo capace di fare la differenza per l’Istituto che ha guidato”.
“Le migliaia di firme che saranno inviate al ministro del MIM Valditara sono indice di una comunità consapevole che la “questione Spechenhauser“ non riguardi la sola cerchia degli studenti dell’Alberti e i loro familiari – conclude Colturi – Firme, inoltre, che invitano a riflettere sull’opportunità di azioni capaci di compromettere l’operato di una vita prima che il percorso giudiziario faccia il suo corso, in questo caso prima ancora che abbia inizio”.