FULVIO D’ERI
Cronaca

Bormio, l’ex azzurro Pietro Vitalini: “Stelvio pericolosa? Il rischio zero non esiste”

La pista bormina, nei giorni scorsi, è stata oggetto di feroci critiche visti gli incidenti, anche gravi, occorsi ad alcuni sciatori. Le parole di uno degli uomini jet dell’Italia dello sci di discesa degli anni ’90 che, compagno di squadra di Ghedina, Mair e Perathoner ha contribuito a far emergere lo sci alpino italiano anche nelle discipline veloci

Pietro Vitalini (furvasco classe 1967) uno degli uomini jet dell’Italia dello sci di discesa negli anni ’90

Pietro Vitalini (furvasco classe 1967) uno degli uomini jet dell’Italia dello sci di discesa negli anni ’90

Bormio (Sondrio) – ​​​​​​La Stelvio è da sempre una pista veramente difficile, difficilissima, ma non è più pericolosa di altri tracciati. A dirlo, così come la maggior parte degli addetti ai lavori, è Pietro Vitalini (furvasco classe 1967), uno degli uomini jet dell’Italia dello sci di discesa degli anni ’90 che, compagno di squadra di Ghedina, Mair e Perathoner ha contribuito a far emergere lo sci alpino italiano anche nelle discipline veloci. La pista bormina, nei giorni scorsi, è stata oggetto di feroci critiche visti gli incidenti, anche gravi, occorsi ad alcuni sciatori. Ma il tracciato, come riconosciuto anche nella riunione dei capitani del 28 dicembre scorso, è stata preparata benissimo.

Certo, di neve a Bormio ce ne è poca ed è tutta neve artificiale, prodotta cioè con il sistema di innevamento programmato, e quindi i nazionali in gara sentono ancor più, per rendere semplice il concetto, ogni piccolo dosso, ogni piccola asperità. E il professionista deve sapersi adeguare. “Dispiace ovviamente vedere degli atleti cadere e farsi male – continua Vitalini -, sono tanti anni che sono fuori dalle competizioni e quindi è difficile trarre delle conclusioni. Quel che posso dire è che la Stelvio è una pista esigente, molto difficile, sulla quale non puoi mai distrarti… Io l’ho fatta in gara ormai più di 25 anni fa e mi ricordo ancora della sua difficoltà, arrivavi in fondo “finito”, come si dice in gergo, con le forze ridotte al lumicino. Non è a mio avviso pericolosa, poi gli incidenti sono successi anche su altre piste e succederanno purtroppo ancora, perché il rischio zero non esiste in una specialità come la discesa”.

E se lo dice un “bravehart” come Pietro Vitalini, uno che (bisogna andare a vedere le immagini su You tube) è caduto nella parte finale della Streif ruzzolando fuori dalle reti. Fortunatamente non si fece niente, il giorno dopo ripartì e arrivò quinto in discesa sullo stesso percorso (la caduta gli valse il nomignolo di Alitalia). Gli uomini jet lo sanno: il rischio zero non esiste. Parlano i dati: nella discesa di Bormio solo sei atleti non hanno finito la prova. Quanti non hanno finito la discesa di Kitz, la più leggendaria, dello scorso 20 gennaio? Dieci. È pericolosa anche Kitz? Probabilmente o, meglio, sicuramente il fascino della Stelvio sta proprio nella sua estrema difficoltà. Ci sarà un motivo se tutti ma proprio tutti gli specialisti della discesa libera sognano di mettere in bacheca una vittoria sulla Stelvio, una pista entrata nel mito e che dopo le olimpiadi invernali in Valtellina diventerà leggenda.