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I tendoni che ospitano i campi
Le strutture che ospiteranno i campi da Padel del centro sportivo di Vassalini fanno discutere. Gran discussione in tutta la Valmalenco dopo la posa delle due tensostrutture verdi installate a Vassalini destinate ad ospitare i campi da padel fortemente voluti dall’amministrazione per dare un servizio alla popolazione malenca, in primis, ma anche ai turisti che popolano la Valle in estate e in inverno. Il Padel, disciplina sportiva che in Spagna e in Sudamerica esiste e resiste da oltre vent’anni, è sbarcato in Italia da qualche stagione coinvolgendo migliaia di persone. E così l’amministrazione comunale ha deciso di installare alcuni campi per migliorare l’offerta turistica. Per molti questa non è la strada da seguire. Sul web si è scatenata la polemica dopo un post in cui si vedono i tendoni e la scritta "come rovinare un parco". "Osceni. Come si può pensare di costruire una cosa del genere in un panorama così bello? – questo uno dei commenti – Cosa ne resterà quando il Padel sarà passato di moda? Investite in strutture per giovani che vengono a fare i camp di basket o pallavolo". Per molti è un problema di estetica. "Non mi piacciono proprio – dice Simona – era un bel parco prima". "Ma una struttura in vetro strutturale e acciaio – dice Stefano – piuttosto. Che oscenità". In molti puntano il dito sul fatto che a Vassalini non si è trovato ancora un gestore per il centro sportivo (cosa che potrebbe risolversi a breve ndr). "I ragazzi si accontentano di poco, a loro bastavano il capo da pallavolo e quello di basket – dice Gio -. Durante i camp della scorsa estate a giugno le squadre sono andate alla ricerca di un bar dove poter mangiare un gelato…". Nella chat anche qualche commento favorevole. A favore della struttura Giulio Folatti, malenco doc e sportivo. "Sono assolutamente contrario a queste polemiche relative alle strutture che ospiteranno i campi da padel – dice Folatti -. Nei periodi più caldi, in tanti potrebbero salire dal fondovalle per giocare alimentando il flusso turistico".
Fulvio D’Eri