SARA BALDINI
Cronaca

Bullismo anche al lavoro. Il sindacato: troppo silenzio

Trentaduenne vessato in ditta: non è un caso isolato

Trentaduenne vessato in ditta: non è un caso isolato

Trentaduenne vessato in ditta: non è un caso isolato

"Se ne parla poco non perché si verifichi raramente, anzi è più diffuso di quanto si creda, ma perché resta troppo spesso taciuto e questo nonostante generi malessere lavorativo e ripercussioni anche molto serie sul piano psicologico e fisico di chi ne è vittima". Michela Turcatti (nella foto), segretaria generale Fp Cgil Sondrio, interviene riguardo al caso di cui abbiamo dato notizia pochi giorni fa del valtellinese di 32 anni assunto con un contratto a termine in una ditta della Bassa Valle che per mesi ha subìto in silenzio svariate cattiverie da parte di colleghi anche parecchio più giovani, nel timore di non vedersi riconfermato.

"Sia nel caso in cui le molestie siano di tipo verticale, cioè messe in atto dal datore di lavoro o da superiori oppure orizzontali, cioè da parte degli stessi colleghi, ciò che innanzitutto ci preme dire è che lavoratrici e lavoratori non devono sentirsi soli – chiarisce Turcatti –. Purtroppo in simili circostanze lasciar passare del tempo nella speranza che la situazione migliori non è quasi mai risolutivo". Esattamente ciò che è capitato all’operaio che ci ha raccontato la propria disavventura in fabbrica. Una propria escalation in negativo, dal finire chiuso in bagno e lì lasciato per ore, ai danni ad oggetti personali. "Alla fine del turno mi sono trovato le scarpe completamente verniciate con la pistola a spruzzo, per non dire di quando mi hanno preso in due e mi hanno avvolto nel cellophane, sembravo un salame, non mi potevo muovere". Il culmine è stato raggiunto quando per pochi millimetri l’uomo non è stato colpito alla testa da un blocco metallico lanciato da un collega, per altro padre di famiglia di mezza età. S.B.