MICHELE PUSTERLA
Cronaca

Castione, spunta la super testimone dell’incendio alla Work Safety: “Cancello aperto con le chiavi”

Una donna ha assistito all’attentato incendiario al capannone della ditta. Il gip suppone che i tre fermati siano professionisti ingaggiati da mandanti ancora ignoti

Il capannone della Work Safety completamente mangiato dalle fiamme

CASTIONE – C’è una super testimone nell’indagine sul rogo doloso del 16 settembre, quando a Castione fu distrutto dalle fiamme il magazzino della Work Safety Spa. La donna ha visto in azione due (Massimo Dato di 51 anni, residente a Milano, e il coetaneo Tiziano Pedone) delle 3 persone che, pochi giorni dopo, sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia di Sondrio con in mano l’ordine di custodia cautelare in carcere firmato dal gip Fabio Giorgi, su richiesta della Procura di Sondrio.

"L’indizio più rilevante della riconducibilità dell’incendio non a cause naturali - scrive il dottor Giorgi nell’ordinanza - ma all’intervento dei due indagati è proprio quanto dichiarato dalla testimone oculare che ha riferito dell’accesso del Fiorino con a bordo i due indagati, seguito dallo scoppio e insorgere delle fiamme dell’incendio subito seguito dall’allontanarsi in velocità del Fiorino. Si evidenzia che l’apertura del cancello di ingresso del capannone è stata fatta con chiavi che non dovevano essere nella disponibilità degli indagati che non sono, né sono stati dipendenti della Work Safety. Anche la circostanza che le fiamme siano state precedute da uno scoppio e non vi sia stato, viceversa, prima lo sviluppo lento di fiamme e poi lo scoppio costituisce ulteriore indizio circa la natura dolosa dell’incendio".

Il giudice, nell’accogliere le risultanze investigative dei militari del maggiore Nicola Leone e il rapporto dei Vf, coordinati dal pm Stefano Latorre, rileva che "si tratta di un incendio doloso posto in essere dai due indagati Pedone e Dato con il concorso di Marco Crocenzi (che ha fornito le targhe della sua vettura denunciandone poi falsamente il furto) con modalità tali da fare emergere la pericolosità sociale degli indagati, non solo per i precedenti penali degli autori, ma anche e soprattutto per la spregiudicatezza dimostrata nell’appiccare un incendio in pieno giorno in una zona particolarmente affollata data la giornata prefestiva (sabato) per la presenza di un grande Centro commerciale aperto e con la presenza di famiglie. E nelle immediate vicinanze di una centralina elettrica con pericolo di esplosione". Ma perché hanno colpito la ditta di Andrea Taurino?

«Gli indagati - scrive ancora il gip - allo stato non sembrano avere alcun rapporto con la ditta incendiata e dunque i predetti appaiono come degli esecutori per conto di mandanti ancora ignoti. Inoltre gli indagati hanno posto in essere la condotta contestata con meticolosa preparazione e accortezze tali da fare ritenere che non fosse la prima volta e, quindi, di trovarsi di fronte a soggetti abituati a realizzare, su commissione e per guadagno, la condotta incriminata".

Il giudice motiva in modo approfondito il perché la misura cautelare per i tre altro non possa essere che quella detentiva dietro le sbarre. Potrebbero - dice - agire sulla teste per indurla a modificare le sue dichiarazioni: "Inoltre i carabinieri di Sondrio hanno segnalato che il Massimo Dato con la sua compagna il 23 settembre è ritornato in Valtellina per recarsi esattamente sul posto dove avevano lasciato le targhe della jeep di Crocenzi, verosimilmente per recuperarle temendo di avere lasciato su di esse le impronte digitali". Ma erano già state trovate e sequestrate dai segugi del maggiore Leone.