In un momento nel quale a fare notizia è soprattutto il silenzio della politica al riguardo, sono state le organizzazioni sindacali a riportare sotto i riflettori la questione del rinnovo delle concessioni idroelettriche, questione non certo di poco conto in un territorio dove una parte delle stesse concessioni è scaduta e per un’altra il termine è il 2029. L’occasione è venuta dall’incontro che i sindacati hanno avuto nei giorni scorsi con l’amministrazione delegato di A2A Renato Mazzoncini. "La nostra organizzazione ha espresso la propria disponibilità a costruire avvisi comuni con A2A e le altre società interessate che portino ad audizioni presso le regioni, e in particolare in Lombardia, per poter esprimere il nostro parere su quello che riteniamo un tentativo di smantellare la struttura della produzione idroelettrica - ha dichiarato Vittorio Boscacci, segretario provinciale della Filtcem-Cgil - Un aspetto centrale è rappresentato dalle garanzie occupazionali e dalle clausole sociali". Il sindacalista, dati alla mano, fa notare come complessivamente, sommando Enel, Edison e A2A, dal 1980 ci sia stata una diminuzione di 550 unità, da 896 a 346. Si è perso quindi il 62% della forza lavoro. Se si tiene conto anche delle aziende elettriche più piccole attive in provincia, il calo - in circa 40 anni - è di 950 posti di lavoro, visto che si è passati da 1510 a 560 dipendenti. "Con uno stipendio lordo di 50mila euro a lavoratore, si tratta di oltre 47 milioni di euro in meno all’anno di salari. Questo trend deve essere invertito – afferma Boscacci -. Le procedure per le concessioni idroelettriche devono diventare un’ottima occasione per raggiungere quest’obiettivo. È fondamentale definire un patto con le aziende, quindi niente esternalizzazioni e subappalti, anche per la sicurezza".
CronacaConcessioni idroelettriche: "Pensiamo a lavoro e sicurezza"