
In tuta bianca gli inquirenti
Delebio (Sondrio), 24 aprile 2025 – “È subdolo, viene covato a lungo, vi sono segnali che non vengono colti o sono sottovalutati, finché esplode, deflagra”. Don Angelo Mazzucchi, parroco di Delebio, all’indomani della tragedia che martedì ha visto Francesco Petrone, 90 anni, togliersi la vita dopo avere sparato a due uomini impegnati in lavori di ristrutturazione in un edificio a pochi metri dalla sua abitazione, parla di rancore. Cita anche il saggio del 2008 che il sociologo valtellinese Aldo Bonomi ha dedicato a questo sentimento, un sentimento distruttivo, che anche in Valtellina ha attraversato e distrutto i rapporti di famiglie intere, bloccato financo la realizzazione di opere pubbliche, a causa dell’egoismo e della miopia di chi non riesce a vedere oltre il proprio pezzo di terra.

Possibili spiegazioni
Nel caso di Petrone, verosimilmente la causa scatenante è stata quella pace domestica persa e presa, non solo simbolicamente, a colpi di piccone dai lavori che l’artigiano di Piantedo Italo A., 53 anni, e il suo collaboratore, imbianchino di 50, avevano messo a dura prova nell’appartamento e nel negozio a piano terra, chiuso da anni, che stavano ristrutturando. “L’intera comunità è sotto choc e la famiglia dell’anziano è distrutta, ma è difficile trovare una spiegazione che non sia, appunto, questo rancore che quando esplode porta anche a simili drammi”.
Reazioni
"Sono ore molto tristi, io tra l’altro conoscevo sia il signor Petrone, che gli uomini da lui feriti martedì in vicolo Monticelli - osserva Marco Ioli, primo cittadino di Delebio – Nessuno riesce a capacitarsi, Petrone era una persona tranquilla. Originario del sud, ma delebiese da una vita e sposato con una delebiese doc, con la quale aveva formato una famiglia, cresciuto tre figli, due femmine e un maschio. Pensionato della Carcano, curava il suo orto… sembra ancora impossibile”. Un altro aspetto, per la verità, che a molti pare impossibile, riguarda i fucili che Petrone, appassionato cacciatore, deteneva regolarmente in casa, la stessa casa dove martedì, dopo aver visto a terra uno dei due uomini cui aveva sparato, è salito per prendere la pistola, la Beretta 7.65 con la quale si è ucciso.
Domande
Possibile che un uomo della sua età – classe 1935 – potesse custodire ancora quelle armi? La risposta è sì, se non ci sono problemi di incapacità o acclarata demenza, il porto d’armi per uso sportivo, caccia o difesa personale può essere rinnovato. Dopo i 60 anni non più ogni 6 anni, ma ogni 5, ma può essere rinnovato. Con ogni probabilità per Petrone possederlo era un modo per sentirsi ancora attivo, seppure ultimamente avesse problemi di deambulazione che non gli permettevano certo di andare a sparare nei boschi.
Le condizioni dei feriti
Quel che è certo, è che nessuno avrebbe mai e poi mai immaginato quale sarebbe stato il penultimo e l’ultimo utilizzo di quelle armi. Migliorano intanto le condizioni dei due uomini feriti, il meno grave è già stato dimesso, mentre resta in ospedale, al Moriggia Pelascini, Italo A., l’uomo colpito alla tempia, che per un soffio ha rischiato di morire, tra l’altro davanti al figlio 21enne che si trovava con lui.