
di Federica Pacella
Numeri record per l’export bresciano che nel 2021 ha raggiunto quota 18,8 miliardi di euro, la cifra più elevata di sempre, con una crescita del 26,1% rispetto al 2020. Secondo la fotografia fatta dall’Istat, la crescita delle esportazioni bresciane nei dodici mesi risulta ampiamente più forte di quanto rilevato in Lombardia (+19,1%) e in Italia (+18,2%). Cifra record anche per le importazioni, pari a 11,5 miliardi (+49,1% sul 2020, +28% sul 2019), per un saldo commerciale di 7,4 miliardi di euro. Per quanto riguarda solo il VI trimestre 2021, l’export bresciano ha raggiunto i 5 miliardi, l’importo più elevato da quando è disponibile la serie storica, +17,3% rispetto allo stesso periodo del 2020 e + 24,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nonostante i risultati positivi conseguiti lo scorso anno, secondo Confindustria Brescia il sistema delle imprese guarda con particolare preoccupazione al 2022, in un contesto in cui, all’endemica scarsità di materie prime e di componenti, si è aggiunto il conflitto bellico fra Russia e Ucraina. Le tensioni geopolitiche in atto hanno portato le quotazioni degli input energetici su livelli assolutamente impensabili fino a qualche tempo fa e, contemporaneamente, minacciano gli scambi da e verso le aree coinvolte nella guerra, oltre a zavorrare la fiducia di imprese e famiglie. Sulla stessa linea d’onda anche l’analisi del presidente di Apindustria Confapi Brescia, Pierluigi Cordua. "I dati consolidano la forte ripresa avvenuta nel 2021 e confermano la straordinaria vocazione all’export delle imprese bresciane - afferma Cordua -. Una quota così importante di export per il sistema bresciano fa però accrescere le preoccupazioni già esistenti su prezzi delle materie prime, dell’energia e della logistica. E, aggiungo, anche della sicurezza e della cybersecurity".
Il conflitto in corso sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema produttivo, già sotto stress negli ultimi due anni a causa della pandemia.
"Il timore è che la crescita del 2022 possa essere fortemente pregiudicata, creando peraltro un mix pericoloso di inflazione e crescita scarsa o nulla. Con mercati così interconnessi sarebbe ingenuo pensare di potere limitare a livello locale gli effetti delle sanzioni e delle ricadute sui prezzi e sulla disponibilità delle risorse". Di qui l’auspicio "che l’Italia e l’Unione Europea adottino misure straordinarie per garantire la tenuta del tessuto economico e sociale. L’integrazione dei processi in ambito UE è fondamentale, procedere in ordine sparso porterebbe a risultati scarsi o nulli".