Il ghiacciaio dei Forni è malato, il suo costante scioglimento non accenna a rallentare. Anzi. La crisi climatica, purtroppo, accelera il passo anche ad alta quota. Un nuovo campanello d’allarme arriva dal ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande d’Italia situato nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio. "Da quasi un mese, ossia dalla seconda settimana di luglio ad oggi, con l’arrivo dell’anticiclone africano – ci dicono da Legambiente - il ghiacciaio dei Forni è in scioglimento giorno e notte, con un elevato tasso di fusione che va dai 4 agli 8 centimetri al giorno di ghiaccio fuso a quota 2650 e 2600 m, con una perdita totale di spessore che, nelle aree frontali, si avvicina ai 2 metri". Un’enormità. "A pesare sulla capacità di resistenza del ghiacciaio i forti contrasti meteorologici che hanno segnato questo 2024, con abbandonanti e tardive nevicate arrivate sulle Alpi, elevate temperature estive e temperature notturne che in particolare sul ghiacciaio dei Forni dalla seconda settimana di luglio non sono mai andate sotto lo zero. La fronte del ghiacciaio è inoltre ancor più ricoperta di detrito e black carbon, scura, con riflettività inferiore al 15%. È l’effetto del darkening, scurimento del ghiaccio per effetto delle deposizioni atmosferiche e dei crolli in roccia. emerso sia dalla giornata di Clean Up in quota realizzata da Carovana dei ghiacciai di Legambiente, nell’ambito di Puliamo il Mondo, in occasione dell’anteprima sul ghiacciaio dei Forni, sia dai monitoraggi dell’Università di Milano fatti ad agosto 2021 e nel 2022. A fare un punto su tutto ciò è Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna internazionale di Legambiente dedicata al monitoraggio dei giganti bianchi - in collaborazione con CIPRA Italia e la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano.
Fulvio D’Eri