FEDERICA PACELLA
Cronaca

Fra i colossi dell’Himalaya in nome della solidarietà

L’avventura di Angiolino Tomasi, podista estremo e preparatore atletico. Prima il Pakistan, ai piedi del K2, ora l’emozione dei villaggi isolati del Nepal

di Federica Pacella

"Sono in Nepal, in un posto magico, sto vivendo un’esperienza di vita pazzesca, in uno di quei villaggi veri che nessuno ha mai visto. Sono grato che avvenga tutto questo, sono davvero fortunato". La voce emozionata che, attraverso un messaggio vocale, arriva dall’altra parte del mondo è quella del bresciano Angiolino Tomasi, podista estremo e preparatore atletico, che ha all’attivo diversi viaggi estremi, tra cui quello che lo ha portato ad attraversare l’Australia a piedi. Da giugno, è iniziata una nuova avventura, Chicchi di felicità, che si snoda in tre tappe tra Pakistan e Nepal. "È un’impresa benefica e sportiva, che nasce dal mio profondo amore per la montagna e dal desiderio di conquistare quindici campi base himalayani – racconta – lasciando sul percorso tracce di gratitudine, concetto così poco considerato nel quotidiano. Credo che salire su queste montagne sia un dono a cui accostarsi con rispetto e e per questo voglio portare la mia riconoscenza alle persone che, in qualche modo, custodiscono questi luoghi e ci permettono di beneficiare della loro bellezza".

La prima tappa, a giugno, è stata in Pakistan, dove Tomasi ha affrontato i primi campi base (Nanga Parbat, K2, Broad Peak, Gasherbrum I, Gasherbrum II) ed ha visitato la scuola superiore di Kanday, nel distretto di Gnance, verificando l’avanzamento dei lavori di ristrutturazione finanziati dal progetto. Dopo un breve rientro in Italia, a fine luglio è tornato in Nepal, nel distretto di Dolpà, dove è tutt’ora ospite nel villaggio Dho Tarap, a 4300 metri di altezza, individuato grazie alla sorella Giovanna, che lavora come guida a Kathmandu. "Questo momento è il cuore vero di tutta questa missione – racconta -. Abbiamo scelto appositamente questo villaggio, per le sue difficoltà economiche, dovute alla posizione defilata rispetto alla rotta dei campi base". Ai suoi abitanti Tomasi ha consegnato riso e beni di prima necessità, comprati in loco per favorire l’economia della zona, come dono in vista dell’impegno sportivo più importante della missione, ovvero la scalata dell’ottava montagna più alta del mondo. "A settembre proverò a scalare il Manaslu, 8163 metri – spiega Tomasi – ma prima ho voluto guadagnarmi questa opportunità, lasciando in cambio beni che possono aiutare il villaggio. Qui si parla addirittura un dialetto nepalese, è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Entrando in contatto con le realtà locali incontro anche qualcosa di me: conoscerli mi aiuterà anche a scalare gli 8mila metri".

Filo conduttore delle tre tappe è lo slogan che accompagna Tomasi da sempre: c’è altro nella vita. "È diventata la mia filosofia – spiega –. Credo che, soprattutto nel momento di cambiamento che tutto il mondo sta vivendo, tutti dovremmo fermarci a riflettere e rivedere le nostre priorità. Spero che questo mio viaggio possa essere un messaggio per tutti, giovani e non solo".