ROBERTO CANALI
Cronaca

Frana a Cataeggio, tutti rientrati a casa i 300 sfollati ma lo Scaiùn continua a fare paura

Si torna alla normalità dopo un fine settimana di difficoltà e timori con più della metà del paese costretto all’evacauazione. Il sindaco Pietro Taeggi: “Ormai siamo abituati a vivere così”

Gli uomini della Protezione civile nella frazione di Cataeggio

Gli uomini della Protezione civile nella frazione di Cataeggio

Valmasino (Sondrio) – Alla fine è stato un esodo breve quello dei trecento abitanti di Cataeggio, comune di Val Masino, che alle 12.30 di ieri sono potuti rientrare nelle abitazioni abbandonate neppure 24 ore prima, a valle di quella frana che continua a far paura, ma almeno non è più un pericolo imminente. Il via libera per il rientro è arrivato dopo il vertice convocato in tarda mattinata in prefettura a Sondrio dopo aver analizzato le rilevazioni dei georadar presenti in quota che hanno rassicurato sul pericolo rientrato. Così si è deciso di far rientrare le famiglie sfollate e riaprire la provinciale 9, chiusa da sabato pomeriggio per un tratto della lunghezza di un chilometro.

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Il sindaco

“Le operazioni di rientro si sono svolte in modo ordinato e con grande rapidità - spiega il sindaco Pietro Taeggi, anche lui costretto ad abbandonare la propria casa - Per fortuna il pericolo è rientrato, lasciare casa non è mai una cosa che si fa volentieri, adesso siamo tutti più sollevati”.

Un ritorno alla normalità, anche se all’ombra della frana, per i 300 abitanti di Cataeggio che sabato erano stati costretti a fuggire in fretta e furia. La notte scorsa in 120 hanno dormito negli alberghi della valle e gli altri sono stati ospitati da amici e parenti, per tutti sono state ore di grande apprensione.

La difficile convivenza

"Il pensiero c’è, ma ormai ci siamo abituati a convivere con la frana - spiega Renato Taeggi, oggi in pensione ma per anni il gestore del negozio di alimentari della frazione -. Osservate dal basso queste montagne fanno paura, sembrano incombere sul centro abitato, ma chi come noi le conosce e le gira a piedi sa che quando si sale la situazione cambia, le pendenze si fanno più dolci. Certo negli anni alcune rocce si sono staccate e sono cadute a valle, ma il versante è sottoposto a controlli costanti. E poi sopra di noi c’è ancora il villaggio evacuato nel ‘700: le case sono disabitate da oltre tre secoli, ma sono ancora in piedi”.

Lo Scaiùn

Del resto qui a Val Masino alla frana hanno dato pure un nome, lo Scaiùn, una struttura rocciosa fortemente inclinata tra i 1200 e i 1275 metri di quota che i geologi conoscono benissimo e hanno descritto negli studi come «isolata dall’ammasso principale su tre lati in quanto sono presenti delle fratture beanti ben evidenti», solo la base è collegata alla parete mentre «gli ammassi rocciosi appaiono intensamente fratturati con alcuni piani di frattura principali che determinano la morfologia generale della parete rocciosa».