In cella in Spagna con l’accusa di aver commesso reati contro i lavoratori e abusi sessuali. Mario e Piero Pini, 66 e 70 anni, proprietari dell’omonimo gruppo alimentare che produce bresaole in Valtellina e che di recente ha rilevato il marchio emiliano di salumi Ferrarini, sono chiusi nel carcere di Zuera, alle porte di Saragozza, capoluogo della regione autonoma dell’Aragona, zona dove il gruppo possiede due grandi insediamenti, fra cui un macello, nella cittadina di Binéfar. Qui quattro anni fa i due fratelli avevano aperto il mattatoio intestato alla società Litera Meat, e che conta oggi 1.600 dipendenti.
Origini piemontesi, figure chiave dell’azienda ramificata in tutta Europa, con cuore in provincia di Sondrio, i due avevano preso casa nel piccolo centro di poco meno di 10mila abitanti. A far scattare le manette gli agenti della Guardia Civìl, che li hanno arrestati come presunti autori di un’aggressione sessuale e altri presunti reati in violazione delle leggi sui diritti dei lavoratori. L'arresto dei Pini è stato effettuato all'alba di venerdì 30 giugno.
A operare gli agenti della polizia giudiziaria della Guardia Civìl della cittadina Huesca. Le indagini sono partite dalla denuncia presentata da una donna che sarebbe la parte offesa di entrambi i reati. L’indagine della polizia ha portato alla decisione del tribunale di guardia, l’equivalente del Gip italiano, che ha ordinato la custodia cautelare in carcere.
Per Piero Pini, il più anziano dei due fratelli, non sono i primi guai con la giustizia. All'inizio di marzo del 2019 fu arrestato in Ungheria, dove il gruppo di famiglia aveva uno stabilimento, con l’accusa di aver commesso una frode fiscale milionaria simile a quella che aveva portato al suo arresto in Polonia, altro Paese europeo dove il gruppo possedeva un’azienda. Le presunte aggressioni sessuali per le quali i due fratelli Pini sono stati arrestati senza cauzioni sarebbero durate da tempo. Almeno secondo quanto riportato dai giornali spagnoli e secondo la denuncia presentata dalla vittima nei primi giorni di giugno. Le indagini erano partite immediatamente, fino alla svolta del 30 giugno, quando gli agenti hanno fatto scattare le manette.
Sabato mattina, l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice di turno di Monzón, che, dopo aver ascoltato anche la vittima, ha ordinato la detenzione in carcere dei due imputati, secondo l'avvocato della vittima, una donna, che lavora in una delle aziende che il gruppo italiano ha nella zona di Litera, dove nel giugno 2019 ha iniziato a funzionare il grande macello di suini dell'azienda. Non si conosce, al momento, se la denuncia nei confronti dei due fratelli sia una o se esistano altri casi su cui la polizia spagnola potrebbe indagare.