Sondrio - Buone notizie per i frontalieri lombardi che potranno continuare a usufruire dello smartworking senza alcuna limitazione fino al 30 giugno del 2023. La materia è piuttosto spinosa e riguarda il diritto al telelavoro di oltre un quarto dei quasi 80mila frontalieri italiani che ormai da un paio d’anni, da quando anche il Canton Ticino ha introdotto le restrizioni al lavoro in presenza per il Covid, si collegavano all’ufficio dalla loro casa, quindi dall’Italia.
L’Ufficio federale svizzero delle assicurazioni sociali ha comunicato all’Ue la decisione di sospendere, fino al 30 giugno 2023, il limite temporale del 24,99% normalmente concesso quale soglia invalicabile per il telelavoro dai frontalieri. Fino ad allora sarà possibile avvalersi dello smartworking senza subire alcun tipo di conseguenza dal punto di vista previdenziale. Per i lavoratori lombardi si tratta di una specificazione importante perché l’Inps in passato in caso di superamento della soglia del 25% aveva avanzato alle aziende elvetiche la richiesta di versare i contributi previdenziali spettanti al lavoratore in Italia.
Non ci dovrebbero essere sorprese neppure dal punto di vista fiscale, nonostante l’accordo tra Italia e Svizzera sulla tassazione dei frontalieri stipulato nel 1974 in corso di revisione ma tutta vigente normativa preveda che i lavoratori residenti nei Comuni di frontiera sono tenuti a dichiarare all’Agenzia delle Entrate la quota di reddito maturata nei giorni in cui svolgono le loro mansioni in Italia. In base a un accordo amichevole tra i due Stati, prorogato di mese in mese da quando è scoppiata l’emergenza Covid, questa parte del trattato è stata sospesa, in attesa di una ridefinizione dell’intera materia. Una questione che potrebbe essere affrontata a fine mese nel corso della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Svizzera, dal 28 al 30 novembre, nel corso dei colloqui fissati a Zurigo con il presidente della Confederazione, Ignazio Cassis, e poi a Berna con il Consiglio federale.