Sondrio – ”Al Fellaria ho visto togliere da uno zaino un paio di scarpe con i tacchi a spillo per una foto con sfondo ghiacciaio che la signorina in questione avrà poi subito pubblicato sui social”. Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia, reduce dalla tappa lombarda della Carovana dei Ghiacciai, punta il dito verso una forma di turismo ormai sempre più diffusa, ma davvero sconcertante.
“È una vera e propria sorta di pellegrinaggio verso questi giganti morenti, un voyeurismo, peraltro anche piuttosto pericoloso. Attorno al Fellaria, in particolare, in questi ultimi anni si stanno concentrando tante e forse troppe persone”. Bonardo arriva a parlare addirittura di overtourism. “Ci sono tantissimi spazi, perché concentrarsi proprio nei luoghi più delicati? – osserva –. Sempre più spesso in montagna si pone il problema di un rapporto corretto con la natura, natura che va capita, osservata e rispettata, magari anche evitando di essere così egocentrici con tutti questi selfie”.
Visite contingentate negli ambienti di alta quota e glaciali? A questo non è escluso si arriverà, anche perché, sottolineano da Legambiente, la presenza di sempre più turisti in luoghi molto popolari della Alpi sta diventando un problema per la natura e i residenti”. A ciò va inoltre aggiunto che spesso i “visitatori di ghiacciai” non sono affatto attrezzati per quelle che non sono mai semplici passeggiate. “Caratteristiche morfologiche del territorio, variabili ambientali e climatiche, le proprie competenze tecniche, la preparazione fisica e mentale, attrezzatura e abbigliamento appropriati, le difficoltà e la portata dei possibili rischi. Si chiama “autoresponsabilità” ed è, purtroppo, ancora molto sottovalutata – osserva Luca Vitali, presidente del Cnsas Lombardo –. Oggi sembra che tutto sia dovuto e, in qualche misura, tutto ciò che accade sia sempre da imputare a qualcun altro”.
“In montagna bisogna andare in punta di piedi”, conclude Vanda Bonardo. Piedi, però, che calzino scarponcini adatti ai terreni scivolosi e non ciabatte infradito o, come al Fellaria, tacchi a spillo.