Nel silenzio, si sente una frattura. Improvvisamente, un’enorme blocco di ghiaccio di distacca e cade nell’acqua con un tonfo inquietante. Potrebbe dirsi quasi uno spettacolo, se non fosse la dimostrazione più manifesta della crisi climatica in atto in Lombardia e nel resto d’Italia. Siamo al ghiacciaio Fellaria, in Alta Valmalenco in provincia di Sondrio, dove negli ultimi giorni di caldo tropicale si possono vedere enormi cascate di fusione che scendono dalla lingua orientale verso il laghetto glaciale sottostante, a 2650 metri.
Siamo in alta quota. E fa caldo. Dalle grotte della parte più bassa del ghiacciaio, detta “vedretta”, ogni giorno si staccano enormi blocchi di ghiaccio che poi galleggiano nel laghetto come iceberg. Sembrano le immagini dell’Artico, ma sta accedendo dietro casa nostra.

Come l'anno scorso, anche in questi giorni di grande caldo, con lo zero termico oltre i 5300 metri, il fenomeno assume ritmi impressionanti. “È veramente triste vedere la riduzione del ghiacciaio, noi ne stiamo godendo ancora ma chissà le generazioni future”, dice preoccupato Giovanni, venuto da Como per una passeggiata in quota.
Ghiacciai alpini in pericolo
Lo scioglimento delle formazioni di ghiaccio è probabilmente uno degli effetti più evidenti del riscaldamento globale. Un problema che, in Italia, ci riguarda da vicino. Nel corso del XX secolo le Alpi sono state una delle aree più colpite dal riscaldamento globale, con un aumento delle temperature medie di 1.2 °C. Negli ultimi 150 anni, i ghiacciai dell'arco alpino si sono ridotti di oltre due terzi.
Quello di Fellaria, secondo i dati dell'Servizio Glaciologico Lombardo, negli ultimi quattro anni il ghiacciaio ha perso quasi 26 metri di spessore, dei quali oltre sette solo l'anno scorso. La causa, come ricordano le conclusioni di oltre 14mila ricerche analizzate dai 234 studiosi dell’ultimo Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite, sono le emissioni umani di gas climateranti.
Riscaldamento globale
Il luglio appena passato è stato il mese più caldo da quando registriamo la temperatura, sul finire dell’Ottocento. E gli ultimi nove anni sono stati i più caldi registrati nella storia, il numero di eventi climatici estremi ha toccato il suo picco storico, l’innalzamento dei mari è due volte più veloce rispetto a trent’anni fa e il tasso di estinzione delle specie animali e vegetali è arrivato ad essere mille volte superiore a quello naturale.
Nel Bel Paese, le temperature degli ultimi 60 anni hanno mostrato una crescita costante. Lo scorso mese di luglio è stato il più caldo da quando sono iniziate le registrazioni, nel 1880. La temperatura media nell’intero anno 2022 è stata di 1,15°C superiore rispetto alla media del trentennio 1991-2020: un record storico.
I rapporti dell’Ipcc sono chiari: “Il riscaldamento globale è responsabile di diversi fenomeni rischiosi per l’ambiente. Dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento del livello del mare, dall’incremento delle ondate di calore all’aumento di alluvioni”.
L’aumento della temperatura italiana, tra l’altro, è maggiore rispetto a quello medio registrato a livello globale perché l’area del Mediterraneo è una delle più sensibili del pianeta alla crisi climatica. In altre parole, se nel mondo la temperatura sta aumentando, in Italia questo processo è ancora più veloce.