Sono ancora ore di apprensione per il 21enne dipendente dell’Iveco rimasto schiacciato da un camion, mercoledì, nello stabilimento bresciano. Le notizie si rincorrono tra chat e telefonate, alcune contraddittorie, ma sembra che il giovane, che a settembre era tra i 40 che avevano firmato l’assunzione, non sarebbe in pericolo di vita. Tuttavia, resterebbe ancora in terapia intensiva, con ferite gravi. Ancora scossi i dipendenti, che ieri hanno aderito numerosi alle due nuove ore di sciopero e all’assemblea tenuta all’ingresso di via Fiume. In tanti si sono fermati, nonostante l’azienda non avesse dato l’autorizzazione, per lo sciopero proclamato unitariamente da tutte le organizzazioni sindacali – Rsa Iveco, Uilm, Fiom, Fim, Fismic, Uglm. "Erano 12 anni che non si faceva uno sciopero unitario sulla sicurezza – ricorda Antonio Ghirardi, segretario Fiom Cgil Brescia -. Sicuramente un bel segnale". "L’adesione è stata alta – sottolinea Stefano Olivari, segretario Fim Cisl Brescia – erano presenti persone di età diverse e con contratti diversi, cosa che non era scontata. Abbiamo ricordato a tutti che non sono soli in fabbrica e che la sicurezza deve esser per tutti una priorità". Secondo la ricostruzione fatta dall’azienda e comunicata dai rappresentanti durante l’assemblea, il 21enne avrebbe lavorato con altri operatori alla riparazione del camion. Una volta conclusa questa operazione, sarebbe stato dato il via libera alla movimentazione, ma nel frattempo il giovane sarebbe stato chiamato da un collega a vedere cosa non aveva funzionato. Chi era alla guida, non si sarebbe accorto della presenza, schiacciando il giovane con il mezzo pesante. Per le conferme si attendono gli esiti delle rilevazioni di Carabinieri e Ats. Ciò che è emerso nel corso dell’assemblea, però, è che alcuni esposti ad Ats Brescia sarebbe stati fatti dai rappresentanti sindacali, nei mesi scorsi (si parla di un paio prorpio nel reparto dell’incidente) per una condizione di lavoro definita “sovraffollata“. "Ero al lavoro quando abbiamo sentito le urla – raccontano alcuni colleghi del 21enne – le sento ancora nelle orecchie, nella testa. È stato terribile quello che è successo. Assurdo pensare di uscire per andare al lavoro senza aver la certezza di ritornare a casa in salute".