SARA BALDINI
Cronaca

Grano siberiano della Valtellina più tutelato e valorizzato: c’è l’iscrizione all’Anagrafe della biodiversità

Sondrio, il ministero dell’Agricoltura ne ha decretato l’interesse alimentare. Alla pianta si sono aggiunti il bergamasco “Mais delle Fiorine” e l’ortaggio delle Bresciana conosciuto come “Ciuenlai”

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Il campo dell’agricoltore valtellinese custode Patrizio Mazzucchelli, nella foto primo a destra

Sondrio – Il “Grano siberiano valtellinese” (Fagopyrum tataricum) è una delle prime tre risorse vegetali delle montagne lombarde che il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) ha recentemente decretato iscritte all’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Le altre due sono il bergamasco “Mais delle Fiorine” (Zea mays) e l’ortaggio della Bresciana conosciuto come “Ciuenlai” (Cyclanthera pedata), risorse che Unimont, polo alpino d’eccellenza dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con agricoltori, associazioni, enti di ricerca e di governance (dal livello locale a quello nazionale), sta studiando da alcuni anni nell’ambito di vari progetti di ricerca.

 Tornando alla “nostra” varietà del Grano siberiano valtellinese, questa veniva coltivata nelle aree montane dell’alta Valtellina e dell’alta Valle Camonica già dalla fine del secolo XVIII: fu infatti introdotta e selezionata a Bormio dal sacerdote Ignazio Bardea nel 1786, per poi essere diffusa nei territori limitrofi. Testimonianze dirette di anziani agricoltori locali confermano la diffusione di questo pseudocereale che era coltivato per produrre farina con cui si preparava “una sorta di polenta mescolata con farina di castagne” e come foraggio per l’alimentazione del bestiame.

Il Grano siberiano valtellinese si presta particolarmente alla coltivazione in ambiente montano, anche a quote superiori ai 1000 metri, grazie alla sua rusticità, al ciclo vegetativo breve e al fatto che è in grado di tollerare molto meglio il freddo rispetto al grano saraceno comune e ad altre varietà di grano siberiano. Durante i primi decenni del XX secolo la coltivazione del Grano siberiano valtellinese è stata quasi del tutto dimenticata, complici l’abbandono delle terre alte e la diffusione del grano saraceno comune (sia di varietà locali che alloctone) nei campi delle quote più basse.

Se ha potuto conservarsi sino ad oggi è grazie all’azione di quei pochi agricoltori custodi che lo hanno continuato a coltivare (utilizzando sempre e solo semente locale) nella sua area d’origine e al fatto che la varietà di Siberiano valtellinese rappresenta una “infestante” del grano saraceno comune pienamente naturalizzata. Ora l’iscrizione all’Anagrafe nazionale della biodiversità che per la tutela e valorizzazione.