Dubino (Sondrio) - «Non si ascoltano mai abbastanza le persone anziane. Eppure hanno tanto da raccontarci". Così esordisce l’autrice del libro dal titolo “Adelaide, i racconti di una bambina”, Marina Riva, 64 anni, ex farmacista ora in pensione, che ha raccolto i ricordi dell’infanzia di Adelaide Faccendini, 87 anni appena compiuti, di Nuova Olonio, frazione di Dubino, con origini verceiesi. È proprio nel territorio fra Dubino e Verceia, all’imbocco della Valchiavenna, e sugli alpeggi sovrastanti il paese, che si svolsero gli avvenimenti, che Adelaide racconta in questa raccolta di ricordi legati alla vita contadina e famigliare nel periodo bellico. Fascisti, nazisti, partigiani e semplici delinquenti, la bambina Adelaide non capiva da quale parte stessero i buoni e i cattivi. L’assassinio di uno zio e l’eccidio di Verceia, avvenuto nei primi giorni di maggio del 1945, a guerra oramai finita (furono uccisi dai partigiani 10 giovani fascisti), rivivono nelle parole di Adelaide, che ha conservato nitidi i ricordi di un periodo caratterizzato da miserie e paure.
«Io e mia sorella stavamo zappando il campo coltivato e abbiamo sentito le campane suonare a tutto spiano. Suonavano a festa per la Liberazione, era terminata la guerra. Ma purtroppo non era ancora finita". Così racconta Adelaide, riferendosi a quest’ultimo episodio. Ella vide con i propri occhi di bambina di soli dieci anni i corpi riversi sul carro con destinazione il cimitero di Nuova Olonio. "Un giovane era in fin di vita e chiedeva dell’acqua, ma fu impietosamente finito con un colpo di pistola". Nei racconti di Adelaide, molti dei quali trascritti in prima persona, sono concentrate le emozioni infantili delle piccole cose e traspare l’inspiegabile consapevolezza dei bambini, che hanno vissuto in quel periodo, di fronte alla morte, alla sofferenza e alla perfidia umana. I momenti legati alla scuola, all’ospitalità famigliare e alla vita di tutti i giorni sono più leggeri e riescono a coinvolgere nell’atmosfera dello scorrere della normale quotidianità famigliare e di paese.
«Nella nostra casa ospitavamo nel fienile viandanti e ambulanti, come tre donne, che venivano dal Veneto con un carroccio sul quale trasportavano merce varia, spingendosi per la vendita fino a Madesimo. Passavano da casa nostra, dove erano ospiti per qualche giorno, anche il merciaio, l’imbianchino, il cadregatt e l’arrotino…". Grande è la famiglia di Adelaide, che sottolinea come il cognome Faccendini abbia subito nel corso degli anni, a causa di errori di trascrizione, il cambiamento nel più comune Fascendini e Facendini per la discendenza, che emigrò all’inizio del secolo scorso negli Stati Uniti. Il ricavato della vendita del libro, acquistabile anche nelle edicole e librerie, è a sostegno della Fondazione per la Ricerca sulla fibrosi cistica (Delegazione di Chiavenna), in ricordo di Daniela Copes.