REDAZIONE SONDRIO

Il lucido racconto dell’anziana rapinata dall’evaso Riella

Il malvivente era stato arrestato grazie al Dna trovato sul coltello. Ora è ricercato da un mese e mezzo

Un uomo con il passamontagna entrato nella sua casa la sera dell’aggressione, di cui non ha mai visto il volto. Ma la donna di 88 anni vittima di rapina il 12 ottobre scorso, davanti al giudice ha raccontato ogni dettaglio di quei momenti. Ha così congelato la sua testimonianza all’interno dell’incidente probatorio nell’ambito dell’indagine che accusa di quella rapina Massimo Riella, il quarantottenne di Gravedona evaso lo scorso 12 marzo, e detenuto esattamente per questa accusa. Dall’alto lago, dove vive, l’anziana donna è stata accompagnata in Tribunale in ambulanza, con l’ausilio dei carabinieri di Menaggio. Quella sera con lei c’era anche il marito di 91 anni, che nel frattempo è deceduto. E’ stata proprio la fragilità della vittima a far chiedere l’incidente probatorio che si è svolto davanti al gip Carlo Cecchetti. Con estrema lucidità, la donna ha ripercorso quei momenti, in maniera lineare e coerente con quanto aveva affermato nell’immediatezza. Il rapinatore, con il volto coperto da un passamontagna e una giacca da caccia verde militare, lo aveva sbattuto a terra, era entrato da una portafinestra, aveva sbattuto a terra l’uomo e aveva puntato un coltello, chiedendo i soldi che avevano in casa e minacciandole di morte. Poi aveva strattonato la donna, l’aveva spinta a terra e messo uno strofinaccio in bocca rischiando di soffocarla. Solo dopo aver ricevuto 700 euro, si era allontanato.

Ma nella concitazione, aveva perso il coltello, rimasto a terra in mezzo al sangue perso dai due anziani: arma sulla quale è stato trovato il dna di Riella, che qualche settimana dopo è stato arrestato. Le vittime non lo avevano visto in volto, e gli elementi che hanno portato ad accusare Riella sono altri, ma la sua testimonianza è stata fondamentale per ricostruire come era avvenuta la rapina. Dalle telecamere, i militari avevano individuato un Ape Car con un individuo che viaggiava nel cassone, pochi minuti dopo la rapina: era Massimo Riella, che aveva bloccato il conducente, e senza chiedergli il permesso, si era sdraiato nella parte posteriore "come a volersi nascondere". Evaso durante una visita al cimitero, è ricercato da un mese e mezzo, con la certezza che si stia nascondendo nelle sue zone.

Pa.Pi.