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Grazie a sensori ad alta tecnologia e alla raccolta di dati meteorologici è possibile comprendere meglio come l’acqua, ghiaccio e la neve interagiscono
Bormio (Sondrio) – Uno dei segreti meglio custoditi del Parco Nazionale dello Stelvio è quello legato alla fusione dei suoi ghiacciai e i suoi nevai che alimentano i fiumi e i torrenti a valle, rappresentando una “banca dell’acqua” anche per l’agricoltura e le attività dell’uomo. Dal 2010 Università Statale di Milano e Politecnico hanno lanciato il progetto Idrostelvio per monitorare e studiare l’acqua di fusione attraverso una rete di stazioni idrometriche dislocate nelle valli più importanti del Parco.
Grazie a sensori ad alta tecnologia e alla raccolta di dati meteorologici, è possibile comprendere meglio come l’acqua, la neve e il ghiaccio interagiscono, contribuendo a una gestione più sostenibile delle risorse idriche, per il presente e per il futuro. L’obiettivo principale è quello di monitorare e quantificare la risorsa idrica totale derivante dalle varie componenti del ciclo idrologico (acqua, neve e ghiaccio) nell’area del Parco, sia per la salvaguardia di questo patrimonio, sia per possibili studi ecologici e inerenti gli ecosistemi.
Le prime due stazioni idrometriche sono state posizionate nel 2010 nella Valle del Gavia: una sul torrente Cedéc e una sul Frodolfo, a valle della traversa dei Forni. Successivamente la rete è stata integrata con installazioni sul Braulio, con l’aggiunta della stazione di Gavia Valle e l’integrazione sul Frodolfo con le stazioni di Frodolfo Monte e Rosole Branca.
Le undici stazioni permettono di monitorare quattro delle più importanti valli, per un totale pari al 32% dell’area protetta. Per quanto riguarda invece la superficie glacializzata, la percentuale monitorata sale al 92%. Il 6% della superficie del Parco dello Stelvio è interessata da apparati glaciali. Nel catasto del 2007 sono stati censiti 82 ghiacciai con una superficie media di 0.37 chilometri quadrati. “L’area del Parco è di grandissima rilevanza perché contiene gran parte dei ghiacciai e nevai dell’alta Valtellina”spiegano gli studiosi che da anni sono impegnati nelle ricerche.