Moroni
In questo anno e mezzo ho preso il treno per ben due volte. Il primo è stato un Milano-Reggio Emilia, un Italo Smart Cinema, ma ero così incantata dalla tecnologia e dalla velocità che il film non lo ricordo neppure. E poi l’emozione di arrivare alla stazione di Reggio: l’ho sempre vista da un’altra prospettiva, quella della macchina, dell’autostrada, ma dall’interno e tutta illuminata, l’opera di Calatrava è stata tutta un’altra cosa. La bellezza della struttura si univa a quella piacevole sensazione di scendere dal treno e di essere attesa. L’altro giorno, invece, ho preso il treno per percorrere la tratta Carpi-Modena, due fermate, un tempo breve, ma ho potuto assaporare, anche se per poco, quella sensazione in cui i pensieri fluiscono liberi e vengono trasportati anch’essi alla velocità del treno. In quel viaggio il protagonista era il tempo, il riappropriarsi della quarta dimensione in un momento inaspettato, il non aver nulla da fare se non lasciarsi trasportare.
Cinzia Pezzoni
Arconate (Milano)
In questa rubrica dedicata al pendolarismo, ecco una voce "non pendolare". Una voce bella, quella di chi ha scoperto (o riscoperto) il treno con tutte tutte le sensazioni che può dare. Sensazioni trovate o ritrovate, scoperte o riscoperte. Scendere alla stazione e sentire come di essere attesi. Viaggiare e lasciare che i pensieri escano, liberi, senza barriere, senza costrizioni. Magia del treno,
si dovrebbe dire, e infatti lo diciamo. E magia di quelle stazioni che ti sanno comunicare la sensazione impagabile di essere attesi.
A Cinzia dedichiamo allora una frase di Ennio Flaiano: "Ogni stazione è il punto psicologico più vicino alla propria casa".
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