SARA BALDINI
Cronaca

In pronto soccorso gli angeli dell’Avo

I volontari dell’associazione impegnati a portare compagnia e ascolto ai pazienti in attesa di cure.

All’ospedale di Sondrio hanno fatto l’esordio i volontari dell’associazione Avo Sono una ventina i soci che si alterneranno dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 18

All’ospedale di Sondrio hanno fatto l’esordio i volontari dell’associazione Avo Sono una ventina i soci che si alterneranno dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 18

Di sé dicono: "non siamo i volontari del fare, ma dell’esserci". Da poco più di un mese, era il 28 gennaio, hanno fatto l’esordio in sala d’attesa al Pronto soccorso dell’ospedale di Sondrio. Sono 21 – pensionati, persone che lavorano e si ritagliano del tempo, una coppia – e dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 18, effettuano uno o più turni di tre ore, in quello spazio che vede attendere chi non ha un’urgenza, dove ogni necessità ha un colore diverso, dal bianco al giallo (il rosso, che indica pericolo di vita, segue un iter differente).

Non sono medici, né infermieri, ma soci di Avo, l’Associazione volontari ospedalieri. Grazie alla loro disponibilità, attendere di essere visitati, medicati, radiografati, ricuciti o indirizzati verso quello o quell’altro reparto è un po’ meno stressante. "Già l’anno scorso la Regione aveva suggerito di creare un sistema di accoglienza di questo tipo nei Pronto soccorso – sottolinea Marino Pozzi, storico presidente della costola locale di Avo, che a livello nazionale compie mezzo secolo proprio in questo 2025 – e grazie alla disponibilità e all’entusiasmo del direttore sanitario di Asst Annamaria Maestroni, del direttore dei Pronto soccorso e della Medicina d’urgenza, Raniero Spaterna, della coordinatrice infermieristica Lucia Folla e dei nostri volontari, siamo riusciti a dare vita a questo apprezzato servizio". Un servizio preparato da lezioni di formazione per un compito tanto delicato quanto specifico.

"Non ci sostituiamo ad altre figure – chiarisce Pozzi –. Cerchiamo di portare un po’ di normalità in contesti che normali non sono: penso all’Unità spinale del Morelli di Sondalo prima del Covid, ai momenti del prericovero, dove le persone passano ore in ospedale tra un esame e l’altro, in momenti della vita fatti di dolore, paura e solitudine. Cosa facciamo? Compagnia, ascolto. Una solidarietà di cui tutti potremmo aver bisogno".

Sara Baldini