Oltre ai dubbi sulla sua concreta applicabilità, non convince anche dal punto di vista del rispetto della Costituzione la nuova tassa sulla salute imposta ai vecchi frontalieri - quelli cioè non ricompresi nell’accordo fiscale raggiunto il luglio scorso tra Italia e Svizzera - che di fatto è già entrata in vigore tra le proteste dei diretti interessati e dei loro sindacati di categoria.
"Continuiamo a opporci alla nuova tassa sulla salute per i vecchi frontalieri, che riteniamo iniqua e di dubbia costituzionalità – spiega Andrea Puglia, presidente del consiglio sindacale interregionale Ticino-Lombardia-Piemonte –. Chiediamo inoltre urgenti chiarimenti in merito alla lista dei Comuni di confine utili per individuare i vecchi frontalieri stessi". L’associazione, che oltre ai sindacati elvetici Ocst e Uss comprende anche Uil, Cgil e Cisl, da tempo ha espresso la sua preoccupazione di fronte alla nuova gabella che costerà ai frontalieri dai 30 ai 200 euro al mese. Il contributo obbligatorio servirà a sostenere il servizio sanitario delle aree di confine, in particolare per pagare incentivi economici a medici e infermieri che decideranno di rimanere a lavorare in Italia rifiutando le offerte nettamente più vantaggiose dal punto di vista economico rispetto agli ospedali e alle cliniche elvetiche.
"Questa norma va in aperto contrasto con l’articolo 9 del nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri, secondo il quale spetta unicamente alla Svizzera il diritto di tassare i “vecchi frontalieri“, ricompresi nella clausola di salvaguardia in virtù dell’entrata in vigore della Legge n. 83/23, un principio che è stato l’esito di trattative tra i due Stati durate una decina di anni – prosegue Puglia –. Persino il Governo elvetico, nel prendere atto di questa decisione italiana, ha già risposto che farà tutti gli approfondimenti giuridici del caso per poi muoversi a livello di ambasciata".
Non un contributo, ma una vera e propria tassa, secondo i sindacat, iniqua perché i “vecchi frontalieri“ partecipano già alla fiscalità generale dello Stato pagando le imposte oltreconfine. "Come noto il 40% delle tasse che questi lavoratori pagano in Svizzera vengono poi riversate ai Comuni di confine sotto forma di ristorni. La norma è poi inapplicabile nel concreto". Roberto Canali