I dirigenti della Nuova Sondrio Calcio hanno cambiato le carte in tavola e noi così non ci stiamo! E’ questa, in sintesi, la posizione di Pontese, Penta Piateda, Berbenno e Albosaggia Ponchiera, 4 realtà importanti del panorama calcistico locale, nei confronti della Nuova Sondrio. "Oltre un mese fa le società Berbenno, PentaPiateda e Pontese – si legge nel documento congiunto dei 4 team – hanno proposto al presidente Rigamonti un accordo di programma che prevedeva l’immediato avvio di un tavolo per la definizione del nuovo modello societario (la Sondrio Calcio Valtellina, compartecipata da tutte le società interessate), alla sua costituzione ed all’iscrizione alla Figc per la disputa dei campionati 2022-23 (visti i tempi ristretti per partire a settembre ndr). La proposta, elaborata e condivisa dal tavolo tecnico costituito dall’attuale ds della Nuova Sondrio, prevedeva che NSC iniziasse la prossima stagione con la Prima Squadra e le categorie Juniores ed Allievi, demandando il perfezionamento delle altre categorie alla Sondrio Calcio Valtellina".
Proposta condivisa dall’Albosaggia Ponchiera. Poi c’è stato un incontro tra le 4 società e la Nuova Sondrio "in cui sono stati stigmatizzati maldestri, goffi e ripetuti tentativi di contattare, da parte di persone legate direttamente o indirettamente al sodalizio del capoluogo, tesserati (giocatori e tecnici) di altre società". In questa sede, inoltre, "la Nuova Sondrio ha comunicato che non avrebbe sottoscritto la proposta, dicendo che non vi erano margini di trattativa… Stupisce che il presidente di NSC richieda oggi collaborazione alle società riconoscendone l’importanza…". Le firmatarie non chiudono la porta al progetto Sondrio Calcio Valtellina "ribadendo ampia disponibilità alla costituzione di un tavolo di lavoro, a patto che, prima degli aspetti tecnici, siano chiaramente definiti quelli societari e che, soprattutto, ci sia pari dignità e correttezza nei rapporti con chi, da anni, consente ai ragazzi di divertirsi che, in ambito dilettantistico è, a nostro avviso, la cosa più importante". Fulvio D’Eri