
Parrucchieri aperti e salvati dal Dpcm anche nelle zone rosse, ma essendoci il divieto per i cittadini di uscire dal proprio Comune di residenza se non per motivi di salute, lavoro e necessità, non sono pochi i dubbi interpretativi delle nuove restrizioni. Chi da anni si affida per delle cure specifiche ad un particolare professionista di fiducia, il cui salone non si trova nel Comune di residenza, come si deve comportare? Quesito semplice solo all’apparenza in realtà. Se da una parte i cittadini manifestano giustificati timori e sono restii a spostarsi, dall’altra vi sono clienti che non vorrebbero rinunciare ai trattamenti curativi in corso (ad esempio: anticaduta, ricostruzione, etc). Nei piccoli paesi, inoltre, la clientela è ancor più fidelizzata proprio grazie alle relazioni che si instaurano. Non da ultimo, inoltre, il timore per i titolari di attività nei piccoli centri di perdere la propria affezionata clientela. Da qui c’è chi lancia una nuova proposta per integrare il Dpcm. "Il lavoro del parrucchiere non è solo quello di mettere un colore o effettuare un bel taglio - afferma Domenico Senini (foto), titolare di S.D. Acconciature a Mazzo - ma con i clienti si viene a creare nel tempo un rapporto di fiducia e quello scambio umano che ritengo sia essenziale sempre, ma soprattutto in un periodo difficile e delicato come questo di emergenza sanitaria. Molti anziani vengono dal parrucchiere proprio per una parola in più e sarebbe importante permettere di raggiungere il proprio salone di fiducia anche se non insiste nel Comune di residenza. Penso che si potrebbe trovare una soluzione al problema inviando all’atto della prenotazione un sms al cliente con data e orario dell’appuntamento così che possa dimostrare che si è mosso per un trattamento curativo e per il ritorno a casa farà fede lo scontrino fiscale". E ieri sera una nota della Prefettura ha chiarito che ci si può recare dal parrucchiere anche fuori dal proprio municipio. G.G.