LIVIGNO (Sondrio), 14 marzo 2024 – Famiglie albanesi, legate alla potente mafia balcanica di Scutari, ma ben inserite a Livigno, una delle perle del turismo invernale ed estivo in Valtellina. Gli uomini lavoravano come operai, sia in Italia che come frontalieri in Svizzera, uno era dipendente di una macelleria livignasca.
Le donne portavano persino i figli piccoli con loro durante la vendita delle dosi con cui arrotondavano le entrate familiari. Spaccio, in prevalenza di cocaina, che avveniva anche sulle piste da sci, a clienti affezionati del posto e a turisti con gli sci ai piedi.
L’indagine
La Squadra Mobile della Questura di Sondrio ha portato a termine l’operazione “Apres-Ski”, con la quale ha accertato la presenza a Livigno della mafia albanese, allettata dalle potenzialità economiche della zona. Ieri mattina è stata data esecuzione a 12 misure cautelari (6 in carcere, 5 ai domiciliari ed un obbligo di dimora) nei confronti di soggetti di nazionalità albanese, italiana e dominicana, ritenuti responsabili di aver trasportato e venduto a Livigno notevoli quantità di cocaina destinata ai consumatori locali e ai numerosi turisti richiamati dalle attrazioni montane e dallo shopping esentasse.
Nei blitz di ieri sequestrati 1.800 grammi di cocaina, 1.600 di hashish e 190 di eroina. La droga, al telefono chiamata “bresaola”, veniva venduta in macchina in zone appartate della località di villeggiatura. Al trasporto e alla vendita partecipavano le donne: una è stata sottoposta agli arresti domiciliari. Per non destare sospetti ed evitare controlli, i responsabili trasportavano e vendevano la droga alla presenza dei figli, minori e neonati. E alcuni si vantavano sui social, imbracciando fucili d’assalto e mostrando soldi in contanti.
Il boss
"L’attività investigativa, iniziata ad aprile 2023, si è concentrata a Livigno, dove diverse famiglie albanesi, insospettabili, ma in realtà legate a un latitante ricercato per omicidio, appartenente ad un clan mafioso di Scutari, hanno posto in essere un fiorente commercio di cocaina, servendosi di spacciatori locali e stranieri – ha spiegato il dirigente della Squadra Mobile di Sondrio, Niccolò Battisti –. I membri delle famiglie albanesi di Livigno, così come gli spacciatori locali e stranieri a loro asserviti, sono risultati tutti bene inseriti nel tessuto socio-economico del paese, in territorio extradoganale, poiché svolgevano professioni, anche ben retribuite, sia a Livigno che in Svizzera. A causa di queste apparenti condizioni di legalità, l’attività investigativa si è rivelata lunga e complessa: sono stati necessari numerosi e impegnativi servizi di osservazione e pedinamento, intercettazioni telematiche, ambientali e telefoniche".
Ricercato
L’organizzazione del rifornimento della cocaina era gestita da un latitante, un 26enne albanese che ancora non è stato arrestato: lo si cerca a Parigi, dove risiede. In virtù della sua rete di relazioni strettamente legate alla mafia albanese l’uomo era in grado, anche durante la latitanza, ad attivare canali di rifornimento di cocaina ramificati in Italia e in Europa.
Il viaggio della droga
Si è infatti constatato che la droga ordinata proveniva dalla Brianza, da Torino e da Bruxelles. I maggiori i rifornimenti in coincidenza dei periodi di più alti flussi di vacanzieri. L’esecuzione delle misure cautelari, chieste dalla Procura diretta da Piero Basilone, che ha richiesto l’impiego di 70 appartenenti alla Polizia di Stato, è avvenuta contestualmente a Livigno e Sondalo, a Torino e Rimini, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Torino e Rimini, del Settore di Polizia di Frontiera di Tirano, della Locale di Livigno e il coordinamento del Servizio Centrale Opeativo della Polizia di Stato.